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Libano. Le esplosioni di Beirut: quattro piste e nessuna certezza sulle cause

Francesco Palmas giovedì 6 agosto 2020

Una strada di Beirut viene sgomberata dopo lo scoppio di martedì

Incidente, sabotaggio, negligenza o attentato? Sono le quattro piste, tutte plausibili, che spiegherebbero la spaventosa deflagrazione di Beirut, la sera del 4 agosto. Per ora abbiamo una certezza. Il deposito di stoccaggio al centro di tutto era completamente fuorilegge, perché stivava una sostanza altamente infiammabile ed esplosiva, che non poteva essere immagazzinata, forse insieme a petardi e carburanti, senza vigilanza armata, in un porto civile, a ridosso della metropoli.

Paradosso dei paradossi, il silos incriminato “agiva” impunemente da sei anni, nonostante le istanze della dogana alla magistratura libanese. Di sicuro a Beirut sono state trascurate tutte le norme di sicurezza. Anche perché il nitrato di ammonio era immagazzinato in quantità stratosferiche: ben 2.750 tonnellate che, detonando, hanno prodotto un’esplosione potente quasi quanto il livello inferiore della futura bomba atomica tattica della Nato: la B61-12, concepita anche per i nostri F-35.

Circa un anno fa, l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon, denunciò che il porto cittadino era finito sotto il controllo di Hezbollah. "Fra il 2018 e il 2019, Israele ha scoperto che merci a doppio uso sono state introdotte di contrabbando in Libano per potenziare le capacità dei razzi e dei missili di Hezbollah. L’Iran e la forza Al-Qods dei Pasdaran sfruttano i canali marittimi civili, in primis il porto di Beirut, per i loro sporchi traffici ".

Le autorità libanesi smentirono categoricamente. Ma c’è chi sospetta che nel deposito di stoccaggio del nitrato ci fossero missili o razzi di Hezbollah, forse difettosi, forse esplosi per errore o forse semplici moltiplicatori di potenza della detonazione del nitrato. Fonti russe parlano di lavori di saldatura nei paraggi. La classica scintilla che avrebbe innescato la miscela? Lì vicino c’era anche una fabbrica di fuochi d’artificio. Al momento è tutto da prendere con le pinze. Intanto, i vertici del Pentagono hanno contraddetto il presidente Trump che spingeva sull’ipotesi di attentato. «Riteniamo sia stato un incidente», ha detto il segretario alla Difesa Mark Esper. «Nessuno, in questo momento, avrebbe interesse a una catastrofe del genere ». E nessuno, peraltro, ha rivendicato.