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La visita. Putin in Mongolia lancia una sfida alla Corte dell'Aja

Marta Ottaviani martedì 3 settembre 2024

Putin ricevuto ad Ulan Bator dal presidente della Mongolia Ukhnaagiin Khrelsukh

Il presidente russo, Vladimir Putin, è arrivato in Mongolia in visita ufficiale ma, anziché manette e forze speciali pronte ad arrestarlo, ha trovato un comitato di benvenuto davvero degno di uno zar. Con buona pace delle accuse che gli pendono sul capo da parte della Corte Penale Internazionale de L’Aja e del mandato di cattura internazionale che Ulan Bator sarebbe obbligato a rispettare e che vede Putin imputato per la deportazione illegale di bambini ucraini. E invece niente.

Il numero uno del Cremlino è sceso indisturbato dall’aereo, accolto dal ministro degli Esteri mongolo, Batmunkh Battsetseg, e successivamente dal presidente Ukhnaa Khurelsukh, che per lui ha preparato una sontuosa cerimonia di benvenuto nella piazza principale della capitale, dedicata a Gengis Khan, l’epico condottiero e imperatori dei Mongoli del XII secolo che arrivò a lambire il Volga con le sue conquiste e che rappresenterò il peggior incubo dei russi per anni.

Adesso la situazione si è decisamente ribaltata. La Mongolia ha bisogno del gas russo e in un mondo che dal punto di vista etico e giuridico va di sicuro al contrario, anziché applicare il mandato di cattura internazionale - imprigionando il capo del Cremlino - lo ha accolto coccolandolo come il più invincibile degli imperatori e scatenando le ire dell’Ucraina.

Non solo. La mancata applicazione della convenzione internazionale ha dimostrato, ancora una volta, quanto la Corte penale internazionale de L’Aja abbia margini di manovra molto limitati e come gli indagati riescano il più delle volte a farla franca. La Mongolia ha firmato il Trattato di Roma nel dicembre del 2000. Secondo il testo, uno qualsiasi fra i 124 della Corte Penale Internazionale che lo hanno sottoscritto, è tenuto a eseguire il mandato qualora il destinatario metta piede sul loro territorio. Il presidente Putin, sulla carta, non fa certo eccezione. Ma "business is business" e la Mongolia, che non ha sbocco sul mare, ha bisogno più che mai di tenere ottimi rapporti con Mosca e Pechino. Sul tavolo, durante la visita dello "zar", l’obiettivo di sviluppare una "partnership strategica". «Nella nostra società, governo e Stato – ha detto il presidente Khurelsukh -, ci siamo sempre sforzati e ci sforziamo di garantire l’ulteriore sviluppo della partnership strategica omnicomprensiva, questo è un aspetto prioritario per la nostra politica estera».

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmitro Kuleba, ha detto che il mancato arresto di Putin rappresenta "un duro colpo" al sistema di diritto penale internazionale. L'Unione europea ha espresso "rammarico" per il mancato arresto di Putin. Da L’Aja fanno sapere che adotteranno "le misure che ritengono opportune". Il punto, però, è proprio questo: i margini di manovra sono limitati. Le opzioni degli Stati membri si limitano principalmente a sanzioni verbali. Un’opzione più incisiva sarebbe quella di rivolgersi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove però la Russia e la Cina hanno diritto di veto. Si rischierebbe dunque un doppio danno dal punto di vista legale, diplomatico e reputazionale.

Nel 2023, Putin aveva evitato di partecipare al vertice dei Brics in Sudafrica proprio per non rischiare di venire arrestato. Farà molta meno fatica dal 22 al 24 ottobre, quando l’appuntamento si terrà a Kazan, in Russia. Qui potrà anche riabbracciare il suo alleato turco, Recep Tayyip Erdogan che, nell’ennesimo atto di sfida all’Unione Europea e soprattutto alla Nato, avrebbe chiesto di entrare nel club delle economie emergenti. In quel mondo multipolare che, ognuno per motivi diversi, si pone in contrapposizione con l’Occidente.

La cerimonia di accoglienza di Putin, con il presidente Ukhnaagiin Khurelsukh - Ansa