Corea del Nord. Putin da Kim con «un trattato di partenariato globale» in tasca
Il precedente faccia a faccia tra Vladimir Putin e Kim Jong-un in Russia il 13 settembre del 2023
A settembre dello scorso anno toccò a Kim Jong-un sbarcare in Russia, dopo il "solito", lungo, avvolto nel segreto, viaggio in treno. Quasi un anno dopo è il turno di Vladimir Putin: il presidente russo ricambia oggi con una visita di due giorni in una Pyongyang tirata a lucido per l’occasione, la prima nel “regno eremita” negli ultimi 24 anni. L’infittirsi della tela diplomatica tra i due Paesi – lo scorso gennaio il ministro degli Esteri nordcoreano Choe Son Hui era nella capitale russa – testimonia quella che l’Occidente non esita a bollare come una “partnership pericolosa” attraverso la quale Mosca e Pyongyang manovrano “per soddisfare i reciproci bisogni: munizioni per la macchina militare russa in Ucraina, supporto tecnologico per la macchina militare del regime di Kim Jong-un per far avanzare le capacità nucleari e missilistiche del Nord”. Una tela che si concretizzerà nella firma di “un trattato di partenariato strategico globale tra la Federazione Russa e la Repubblica popolare democratica di Corea”. Un ulteriore passo in avanti per quello che la Cnn considera il solidificarsi di un fronte anti-americano che raccoglie, oltre a Russia Cina e Iran, appunto la Corea del Nord e quello che, a molti, appare come una sorta di battitore libero, l’ingestibile Kim?
Yuri Ushakov, assistente di Putin per gli affari esteri, Yuri Ushakov ha fatto sapere che “se verrà firmato, il partenariato strategico globale sostituirà i documenti fondamentali firmati nel 1961 e nel 2000”. Quali saranno allora i contenuti dell’accordo? Quali elementi di novità introdurranno rispetto al passato? Nel 1961, l’Unione Sovietica e la Corea del Nord firmarono un trattato di alleanza “di reciproca amicizia, cooperazione e assistenza”, che includeva una clausola sull’intervento militare automatico in caso di invasione armata o guerra. Intesa che però venne stralciata nel 1996. Nel 2000, altro passaggio diplomatico: Russia e Corea del Nord sottoscrissero un nuovo “Trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione”, che però non contemplava un’alleanza militare tra le due parti.
È il punto più controverso. Quello più passato sotto i radar dagli esperti. Il partenariato si tradurrà in un’alleanza militare a tutti gli effetti tra i due Paesi? Gli esperti (per ora) frenano. L'intesa dovrebbe avvicinarsi più a una dichiarazione di intenti politici, che non a una vera e propria alleanza che includa l’intervento militare automatico. "Nei moderni accordi diplomatici tra Paesi, è molto difficile osservare clausole che stabiliscano l'intervento militare automatico", ha affermato al Korea Times Hong Min, ricercatore senior presso il Korea Institute for National Unification.
In una lettera firmata da Putin e diffusa alla vigilia del vertice, il Cremlino ha tracciato le strade sulle quale intende procedere. "Svilupperemo meccanismi alternativi di commercio e accordi reciproci che non siano controllati dall'Occidente, e resisteremo insieme alle restrizioni unilaterali illegittime", ha scritto Putin. "E allo stesso tempo costruiremo un'architettura di sicurezza uguale e indivisibile in Eurasia". Lo zar ha quindi ringraziato la Corea del Nord per aver sostenuto quella che la Russia chiama la sua operazione militare speciale in Ucraina, e ha promesso sostegno agli sforzi di Pyongyang per difendere i propri interessi nonostante quelle che ha definito “pressioni, ricatti e minacce militari degli Stati Uniti”.
Dall’altro fronte è tutto un tambureggiare di dichiarazioni allarmate. Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, nei giorni scorsi, ha ripetuto le accuse secondo cui la Corea del Nord avrebbe fornito "dozzine di missili balistici e oltre 11.000 contenitori di munizioni alla Russia" da utilizzare in Ucraina. Mosca e Pyongyang hanno negato i trasferimenti di armi. Il vice segretario di Stato Kurt Campbell, a sua volta, si è detto convinto che i nordcoreani si siano imbarcati in una serie di azioni “provocatorie”, tra cui la fornitura alla Russia di artiglieria e missili. “Osserveremo il vertici sicuramente molto, molto da vicino”, ha minacciato il consigliere per le Comunicazioni sulla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
Le tensioni internazionali rischiano di accendere quelle locali. Soldati nordcoreani sono rimasti uccisi o feriti nell'esplosione di mine mentre erano impegnati in operazioni di sgombero del terreno o altre operazioni nelle aree al confine con il Sud in un incidente avvenuto dopo che altri militari di Pyongyang avevano superato la frontiera prima di rientrare nelle loro basi in seguito a colpi di avvertimento sparati da Seul. La notizia delle vittime è stata data da un ufficiale dello Stato maggiore sudcoreano, secondo cui Pyongyang sta installando "strutture non identificate" che sembrano essere barriere anticarro, collocando mine e ripulendo l'area per rafforzare la sicurezza lungo la zona smilitarizzata dall'aprile scorso. Secondo l'ufficiale, l'obiettivo sarebbe quello di impedire ai soldati dispiegati al confine e ai residenti dell'area di scappare al sud.
Prima di questo incidente, l'agenzia di stampa di Seul Yonhap aveva dato notizia dell'ingresso nel sud di alcuni soldati nordcoreani nella seconda violazione di questo tipo dopo quella del 9 giugno scorso. Secondo lo Stato maggiore, tra 20 e 30 militari con strumenti di lavoro hanno superato la zona smilitarizzata lungo il 38mo parallelo, prima che i soldati sudcoreani sparassero cinque colpi di avvertimento, costringendo i militari di Pyongyang a tornare indietro.