Il presidente russo Vladimir Putin ha voluto sfruttare le potenzialità dello show facendo praticamente coincidere ieri il suo “filo diretto” annuale con i telespettatori e i colloqui a quattro di Ginevra che potrebbero allentare la tensione in Ucraina. Il capo del Cremlino ha parlato al primo canale della tv di Stato – un appuntamento annuale – affrrntando tutti i principali problemi di politica interna e internazionale, soprattutto i fatti di Ucraina e Crimea. I moderatori della maratona oratoria di Putin hanno caricato le tinte affermando che in Ucraina è in corso un «genocidio » e che sta avvenendo uno «scivolamento verso la guerra civile». A sua volta, alternando bastone e carota, Putin ha parlato a lungo della crisi in Ucraina: il presidente russo ha denunciato il «grave crimine » dell’uso della forza contro i manifestanti russofoni nell’Est e ha avvertito che le nuove autorità di Kiev stanno spingendo il Paese «verso l’abisso», ma ha lasciato aperta la porta al dialogo. Putin è stato molto diretto lanciando un avvertimento a Kiev: «Spero di non dover usare la forza», ha affermato, pur avendone, – ha sottolineato – «il diritto» dopo il via libera ottenuto dal Senato a marzo. Putin ha ribadito che farà il possibile per aiutare la popolazione russofona a difendere i propri diritti, e ha attribuito «grande importanza » ai colloqui di Ginevra. A suo avviso il compromesso necessario a uscire dalla crisi deve essere trovato «all’interno» del Paese e non all’esterno, «tra parti terze», come Mosca e Washington. Il primo passo, inoltre, deve essere una riforma costituzionale che preceda le elezioni presidenziali (e che potrebbe provocarne il rinvio). Poi, per la prima volta, il leader russo ha ammesso pubblicamente la presenza di militari russi alle spalle delle forze di autodifesa in Crimea allo scopo di «garantire la libera espressione della volontà» in occasione del referendum sull’unione alla Russia, e per evitare che la situazione degenerasse «come sta accadendo ora nell’Est ucraino». In compenso, ha bollato come una «sciocchezza » la presenza di forze russe nell’Ucraina dell’Est. «Niente reparti militari, niente servizi speciali, niente istruttori, sono tutti cittadini locali», ha affermato. Non è mancata nella maratona oratoria di Putin l’attesa stoccata alla Nato, i cui piani di allargamento a Est – a suo dire – mirano a far uscire la Russia dal Mar Nero. Il presidente Putin ha ammonito, comunque, che «nessuno di noi deve aver paura» dell’espansione della Nato a Est perché la Russia «risponderà per garantire la propria sicurezza». Anche se si rischia – ha sottolineato il capo del Cremlino – una corsa agli armamenti». Frecciata, inoltre, agli Stati Uniti, che premono per lo Scudo anti-missile in Europa orientale ma con scopo «offensivo» e non difensivo come vogliono farlo passare gli alleati. Sono, dunque, momenti di tensione per una crisi alla quale anche l’Unione Europea guarda con preoccupazione. Le autorità dei Ventotto tengono pronto in canna il colpo delle sanzioni, e, nel caso che gli accordi raggiunti ieri a Ginevra vengano disattesi, resta la possibilità di attivare misure puramente simboliche ma anche restrizioni su settori-chiave delle esportazioni di Mosca, come diamanti, fertilizzanti, petrolio e gas naturale. L’Unione Europea aveva già intensificato la programmazione di sanzioni contro Mosca dopo che militanti filo-russi avevano iniziato ad occupare gli edifici governativi nell’Est dell’Ucraina, scatenando scontri con le forze di sicurezza del Paese.