Armi nucleari. Simoncelli: il summit all'Onu può essere la svolta nella geopolitica
Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio disarmo
«La maggioranza dell’umanità – ben 123 Paesi – sta dimostrando la propria determinazione nel vietare le armi nucleari. È probabile, dunque, che, nella seconda parte della Conferenza, in estate, si arrivi al bando definitivo. Quest’ultimo potrà non avere un effetto pratico immediato. Ma il valore politico sarà enorme». Il summit può inaugurare una svolta nella «geopolitica atomica internazionale ». Maurizio Simoncelli, vicepresidente di Archivio disarmo, ne è convinto.
«Certo, questo è stato un primo incontro esplorativo. Si è fatto il punto. La partita chiave si giocherà tra giugno e luglio», sottolinea l’esperto. Un primo, cruciale passo, però, è stato compiuto. «Altrimenti gli Usa e il resto del “club nucleare” non si sarebbero dati tanto da fare per boicottare il vertice. La volontà di gran parte del pianeta è chiara. Le potenze atomiche e, in generale, gli Stati che hanno votato contro la convocazione del vertice – 38 – o si sono astenuti, 16, potranno non tenerne conto in un primo tempo. Nel lungo periodo, tuttavia, la loro posizione diventerà sempre più difficile da sostenere».
Il divieto, dal punto di vista simbolico, equiparerebbe le armi atomiche a quelle chimiche e biologiche, considerate inaccettabili nel linguaggio diplomatico. «Chi le detiene si troverà in una posizione scomoda». Tanto più che la mobilitazione per arrivare alla Conferenza «ha visto la sinergia tra società civile e governi, fino a ottenere un consenso di 123». La netta maggioranza dell’Assemblea generale che ha i numeri per far passare il «no». «Sono convinto che lo farà. Il mondo non vuole continuare a spendere cifre astromiche per armi inutili – prosegue Simoncelli –. Secondo le stime più attendibili, ogni anno, ci vogliono 105 miliardi per mantenere le testate. E chi ce le ha non può usarle. Perché sa che, oltre al nemico, distruggerebbe anche se stesso».