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Usa. Trump: «No ai limiti per le Chiese in politica»

Paolo M. Alfieri giovedì 2 febbraio 2017

Il presidente Donald Trump alla National Prayer Breakfast di Washington (Ansa)

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha promesso di "distruggere totalmente" i limiti alle attività politiche imposti alle Chiese dall'emendamento Johnson. Un provvedimento per il quale servirà il via libera del Congresso e che potrebbe scatenare vaste proteste e polemiche in un Paese, gli Stati Uniti, in cui la separazione tra sfera laica e sfera religiosa è abbastanza delineata. Attualmente le organizzazioni esentasse, come le Chiese, non possono per esempio appoggiare apertamente un candidato alle elezioni; se lo fanno, rischiano di perdere il loro status.


Trump ha parlato della questione nel corso della National Prayer Breakfast, la colazione di preghiera organizzata ogni anno a Washington. "La mia Amministrazione difenderà la libertà di religione, che è un diritto" anche se in questo momento "nel mondo la libertà di religione è minacciata”, ha tuonato il nuovo presidente Usa. "Consentirò ai nostri rappresentanti religiosi di parlare liberamente e senza timori di punizioni", ha aggiunto il miliardario. Una promessa che, se attuata, sarebbe una grande vittoria per la destra religiosa e un gesto significativo verso la sua base elettorale, ma il provvedimento rischia di dividere ancora di più l’America.


Nel corso dell’evento Trump non ne ha parlato esplicitamente, ma dopo quello riguardante il bando contro i rifugiati musulmani il presidente avrebbe pronta la bozza di un ordine esecutivo sulla “libertà religiosa” che rovescia il punto di vista dell'Amministrazione Obama. Il documento di quattro pagine, dal titolo, "Iniziativa governativa per il rispetto della libertà religiosa", tende a ripristinare e consolidare l'obiezione di coscienza religiosa, e riguarda "tutte le organizzazioni, incluse quelle che producono profitti".


Secondo il settimanale The Nation, l’ordine esecutivo vuole proteggere "la libertà religiosa" nei servizi sociali, nell'istruzione e nella sanità; nella ricerca di un lavoro e nelle assunzioni; nei contratti governativi e nelle relazioni con gli uffici governativi, siano essi federali, dello Stato o locali". Viene prevista la possibilità di esprimere obiezione di coscienza in diversi casi, dal matrimonio gay all’aborto, alla contraccezione. Il governo americano non potrà insomma forzare nessun individuo o organizzazione a compiere attività che possano "violare la loro coscienza" in ambiti che potranno incidere su temi delicati. L’ordine punta anche a limitare l'accesso a contraccezione ed aborto tramite l'Affordable Care Act, la riforma sanitaria Obamacare.


Emerge dalla bozza la volontà di dare alle organizzazioni religiose e ai credenti un potere così ampio da coprire ogni aspetto della vita, garantendo anche, sempre in nome della libertà religiosa, la possibilità di discriminare le persone quando si tratta di "fornire servizi sociali, istruzioni, cure sanitarie, assumere". L'ispiratore del decreto sarebbe il vice-presidente Mike Pence che, da governatore dell'Indiana, varò alcune delle norme più restrittive in materia di aborto. Trattandosi di anticipazioni, non è peraltro ancora confermato che il varo dell’ordine esecutivo di Trump sia imminente né che sia destinato a concretizzarsi in questi termini.


Di certo il tycoon è tornato a difendere il suo ordine esecutivo sui rifugiati, assicurando che la nuova normativa migratoria garantirà che tutti i nuovi ingressi "abbraccino in pieno i nostri valori di religione e libertà personale, e respingano ogni forma di persecuzione e oppressione". "Non permetteremo all'intolleranza di far breccia e diffondersi nella nostra nazione", ha quindi aggiunto Trump, sottolineando che il terrorismo va confrontato all'estero, "con cattiveria se dobbiamo".