Emergenza sanitaria. Primo caso di Ebola negli Stati Uniti
I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) americani hanno confermato il primo caso di Ebola diagnosticato negli Usa, in una persona arrivata a Dallas dall'Africa occidentale. Le generalità del paziente non sono state diffuse, si tratta di un uomo giunto dalla Liberia.Il paziente non aveva sintomi al momento della partenza dall'Africa, il 19 settembre, ma li ha sviluppati circa 5 giorni dopo essere sbarcato negli Stati Uniti e si è rivolto al Texas Health Presbyterian Hospital. I sanitari hanno isolato il paziente in attesa dei risultati degli esami di laboratorio, resi noti ieri.Le autorità sanitarie hanno già iniziato a identificare i contatti stretti che verranno monitorati quotidianamente per 21 giorni, ma soprattutto sottolineano di essere fiduciosi sulle loro capacità di controllare il virus ed evitare che si diffonda negli Stati Uniti. "Lo stiamo bloccandolo nel suo percorso in questo Paese", ha assicurato Thomas Frieden, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention. Secondo Frieden l'uomo avrebbe avuto contatti, nel frattempo, con appena "un pugno" di persone. "Non ho dubbi che controlleremo questo caso di importazione, che non si diffonderà in questo Paese. Certo - ammette il direttore dei Cdc - è possibile che qualcuno che ha avuto contatti con questo soggetto possa sviluppare l'Ebola nelle prossime settimane, ma non ho dubbi che fermeremo il virus qui". Le persone che hanno viaggiato in aereo con lui non sarebbero in pericolo, spiega Frieden, perché l'uomo era stato sottoposto al controllo della febbre prima del volo e non presentava sintomi. Ebola è contagiosa solo nel momento in cui si manifestano i sintomi. "Il rischio di trasmissione sul volo è pari a zero". Gli operatori sanitari che hanno seguito il paziente all'arrivo in ospedale, a Dallas, sono risultati negativi al test.Rep. Democrativa del Congo: 42 vittime. L'epidemia di virus Ebola che ha colpito le regioni nordoccidentali della Repubblica Democratica del Congo ha causato almeno 42 morti: lo ha reso noto il Ministero della Sanità, precisando che otto fra le vittime fanno parte del personale medico. Il numero dei casi sospetti o accertati è salito a 70.L'Arabia Saudita nega 7.200 visti. C'è il rischio di diffusione del virus dell'Ebola sull'Hajj, il pellegrinaggio annuale a La Mecca che quest'anno prende il via venerdì 3 ottobre. Circa tre milioni i pellegrini provenienti da tutto il mondo. Per far fronte al rischio sanitario, le autorità saudite hanno adottato misure preventive e negato il visto a 7.200 musulmani provenienti da Sierra Leone, Guinea e Liberia, i tre Paesi più colpiti dal virus che ha fatto oltre tremila morti nell'Africa occidentale. Un bando che non è piaciuto ai Paesi messi all'indice. Freetown ha proposto test sui singoli pellegrini. In Guinea, invece, i musulmani accusano il proprio governo di non aver fatto abbastanza pressioni su Riad. Solo in Liberia il Consiglio nazionale dei musulmani ha dato una visione positiva al bando saudita definendolo "la volontà del Profeta Maometto" per proteggere i musulmani dal virus.