Francia. Socialisti, Valls non arriva primo neanche alle primarie
L'ex premier socialista Manuel Valls, ieri al primo turno, si è fermato al 33 per cento dei consensi (Ansa)
A tre mesi dalle elezioni presidenziali francesi, si precisa adesso anche a sinistra la rosa dei candidati, dopo il primo turno delle primarie socialiste (e dei partiti satelliti) di ieri. In modo sorprendente, l’ex premier Manuel Valls è stato superato da Benoit Hamon, uno degli outsider dell’ala più a sinistra e radicale del Ps.
Hamon, già ministro dell’Istruzione nell’attuale legislatura, ha ottenuto circa il 36% dei suffragi, davanti a Valls (31%) e agli ex ministri eliminati Arnaud Montebourg (17%) e Vincent Peillon (7%). Sarà lui a sfidare, al secondo turno di domenica, proprio Valls. Fra i tre candidati minori non socialisti, l’ha spuntata il Verde François de Rugy (4%). Lo scrutinio si è rivelato molto deludente in termini di partecipazione: secondo le ultime stime ancora parziali, probabilmente poco più di 1,5 milioni di votanti, contro gli oltre 4 milioni accorsi lo scorso novembre per le primarie del centrodestra vinte dal neogollista François Fillon.
Il disinteresse degli elettori socialisti
Nella profonda scia di delusione per il quinquennio guidato dal presidente François Hollande, Hamon ha sedotto grazie a un programma molto controcorrente, che include misure come il «reddito universale d’esistenza», destinato alle fasce più deboli, ma anche a tutti i giovani fra i 18 e i 25 anni. L’ex ministro ha incassato subito il sostegno di Montebourg. Il secondo turno di domenica prossima si annuncia dunque proibitivo per Valls, che denuncia il carattere «irrealista» delle proposte del concorrente.
Nella corsa più generale, oltre ai tradizionali rivali neogollisti (Les Republicains), rappresentati da Fillon, e ultranazionalisti (Front National), guidati da Marine Le Pen, il Ps subisce pure la concorrenza a sinistra di due candidati all’Eliseo che hanno snobbato le primarie di ieri: l’indipendente e agguerrito ex ministro Emmanuel Macron e Jean-Luc Melenchon, «tribuno rosso» della gauche radicale.