Russia. Putin sarcastico: «La Wagner non esiste». Ma Mosca già lavora per arruolarla
La foto di Evgenij Prigozhin su una brandina da campo: giallo sulla localizzazione e sulla data dell'immagine
«Wagner non esiste!». Risponde piccato lo zar Putin al reporter del Kommersant che gli chiedeva lumi sul post-golpe. L’intervista è ricca di dettagli anche sull’incontro del 29 giugno fra il presidente russo, Prigozhin e 35 luogotenenti della Wagner. Conferma l’offerta fatta dallo zar ai mercenari, preziosi in una miriade di guerre ibride russe. «Ho proposto a Prigozhin e ai suoi uomini di continuare a servire al fronte, inquadrati nell’Armata Rossa, ma capeggiati da Sedoi, numero uno della Wagner in Ucraina». Sedoi è il nome di battaglia di Andreij Troshev, veterano pluridecorato delle guerre russo-afgano-cecene. Nativo come Putin di San Pietroburgo, Sedoi avrebbe annuito all’offerta dello zar, insieme ad altri cinque ufficiali della milizia. Prigozhin, che sedeva davanti ai suoi uomini, non avrebbe visto la scena e avrebbe sbottato: «I miei non accetterebbero mai». Che ne sarà allora di Wagner e del suo proprietario?
C’è forse aria di smantellamento? Per Pat Ryder, portavoce del Pentagono, i mercenari sarebbero ancora negli accampamenti ucraini, ma esentati dalle azioni militari. Il poligono bielorusso di Asipovichi, ultimato da tempo, sarebbe pronto ad ospitarne 5mila, ma è deserto stando a testimoni. La foto pubblicata ieri sul canale Telegram della milizia non ha data, né luogo. Ritrarrebbe Prigozhin seduto su un letto, seminudo, in una tenda da campo. L’immagine, stando alla stessa Wagner, sarebbe stata scattata ad Asipovichi il 12 luglio. E fonti bielorusse avrebbero confermato l’inizio della peregrinazione di Wagner dalla Russia alla Bielorussia. Altri canali Telegram ritengono invece che la foto risalga al 12 giugno, ben prima della marcia golpista. Difficile dar loro torto. Come credere che Prigozhin abbia ancora libertà di manovra? A tre settimane dal “golpe”, chi è allora il vero sconfitto? Prigozhin non meno di Putin. Fattosi improvvisamente silenzioso, l’uomo non dovrebbe essere in Bielorussia. Il suo quartier generale, a San Pietroburgo, sarebbe ancora operativo, ma quel che rimane del suo gruppo è scrutato dagli apparati militari russi. Wagner è in un limbo. Nessuna società con quel nome è immatricolata in Russia. La compagnia è come un fazzoletto usa e getta. Putin è stato chiaro con il Kommersant: «I mercenari sono fuorilegge nel paese, spetta alla Duma e al governo legiferare in materia». Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, ha poi precisato: «Lo status di Wagner sarà regolato con una copertura legale». Disarmato Prigozhin, che dovrebbe essere sotto sequestro in Russia, la milizia potrebbe fare ancora comodo, soprattutto per la sua expertise africana. Forse per non creare sospetti, il suo capo non è mai stato incriminato, nonostante l’infamia di «traditore». Il Cremlino lo teme. Temiamo lo eliminerà, ma non abbiamo prove. Prigozhin ha in mano segreti che sarebbero preziosi per le intelligence occidentali. Meglio prevenire, perché anche lo zar, dal 24 giugno, si sente in pericolo. In tutta la Russia è caccia al sospetto. Stanno cadendo molte teste: il generale Surovikin sarebbe agli arresti nella prigione provvisoria di Lefortovo a Mosca. Anche Gerasimov, per ora al vertice dello stato maggiore, sarebbe stato esautorato: a comandare le truppe in Ucraina sarebbe il numero uno delle Vdv, colonnello-generale Mikhail Teplinski.
Defenestrati anche «Spartacus», comandante della 58esima armata e Nikolai Gostev, numero uno della quarta armata aerea. Per il Wall Street Journal mancano all’appello pure il generale Yudrin, l’omologo Mizintev e il vice-capo del Gru. E le purghe non sono che agli inizi.