Ruanda. Kigali, la ex prigione coloniale diventerà la nuova Cattedrale
La prigione di Nyarungege a Kigali
È uno degli edifici più antichi di Kigali, la capitale del Ruanda, ed è stato per tanti anni una prigione di massima sicurezza, Nyarugenge Prison, conosciuta popolarmente come "1930" perché è stata costruita proprio in quell'anno dai belgi. Nell'area di 5,5 acri in cui sorge, nel distretto degli affari Muhima, un sobborgo di Kigali in piena espansione, sarà edificata la nuova cattedrale, la più grande del Paese. Attualmente la cattedrale di Kigali, che è anche la sede dell'arcidiocesi, è la chiesa relativamente piccola di San Michele a Kiyovu.
Gli ultimi detenuti hanno lasciato la prigione di Nyarugenge nel luglio 2018, trasferiti nel nuovo istituto penitenziario di Mageragere, poco oltre il quartiere trafficato e rumoroso del Distretto commerciale centrale di Kigali. L'area dunque si è resa disponibile e dopo che la municipalità ha esaminato diverse opzioni tra le quali la trasformazione in museo, secondo quanto scrive il The New Times, quotidiano in lingua inglese di Kigali, la Chiesa cattolica ha avuto il via libera per sviluppare un progetto, che dovrebbe però preservare la memoria storica del precedente edificio. I lavori dovrebbero terminare entro la fine del 2021. QUI LA STORIA DELLA PRIGIONE
È un desiderio che si avvera per l'arcivescovo di Kigali Antoine Kambanda, secondo il The New Times, che ha assunto la guida dell'arcidiocesi da un anno. L'articolo ricorda che il giorno dell'insediamento, Kambanda disse alle decine di migliaia di cristiani presenti, incluso il presidente Paul Kagame, che era tempo di avere una cattedrale che rispettasse la bellezza e la modernità della città di Kigali. Desiderio che lo stesso presidente fece suo, promettendo di contribuire alla costruzione della nuova cattedrale. «Lavoreremo insieme per costruirla", ribadì.
«Preferiamo le Chiese e le scuole alle prigioni»: così la Recowa-Cerao (Conferenza episcopale regionale dell’Africa Occidentale) esprime il suo apprezzamento per la decisione della Chiesa cattolica del Rwanda. “L’opera di costruzione - spiega a Vatican News padre Jean Pierre Nsabimana, rettore del Santuario cittadino intitolato alla Divina Misericordia - sarà gestita dalla Chiesa stessa che ha ricevuto il terreno dal governo”.