Guatemala. Dalle falde del Vesuvio il presepio nella foresta dei Maya
Don Angelo Esposito con i ragazzi dell'oratorio a Tacanà
“La Messa di Natale? Nel campo di calcetto. La parrocchia? Ancora non c’è, aspettiamo prima i soldi per le case dei terremotati. A settembre il terremoto ha distrutto la casa parrocchiale e reso inagibile la chiesa, ma don Angelo Esposito, da quasi 10anni in Guatemala, a Tacanà alle falde di un grande vulcano non si è arreso. Il prete di San Sebastiano al Vesuvio, sacerdote fidei donum della chiesa napoletana, da buon campano non poteva dimenticare il presepe anche qui, in piena foresta, nella terra dei Maya.
Non è “artistico” come avrebbe voluto: “Abbiamo altre priorità – dice -. Cerchiamo di sistemare le famiglie povere, poi proveremo a fare un presepe con più dettagli”. Tra foreste e vulcani il missionario viaggia in continuazione. A volte con il fuoristrada, spesso monta un cavallo o un asino. Più di 120mila persone sparpagliate su 300 chilometri quadrati, sono la sua parrocchia nella diocesi di San Marcos. Per adesso è attiva la fitta rete di solidarietà che parte dalla provincia napoletana e arriva in America Centrale. Anche i medici volontari sono volati qui dalle falde del Vesuvio dopo il sisma, e non sono mancati nel tempo di Natale. “Abbiamo un orto biologico; i doni della terra sono un bel regalo per i nostri bambini sorridenti, troppo denutriti e fragili”. Un laboratorio medico è attivo per visitare i piccoli e le giovanissime mamme. Il mercatino di Natale per Hermana tierra, la onlus con prodotti per la solidarietà, italiani e del Guatemala, ha reso più forte il ponte tra i due Paesi che, nonostante la povertà delle periferie, sanno cosa sia la comunione.