Mondo

Europa. Polonia, procedura Ue sullo stato di diritto

mercoledì 1 giugno 2016
Dopo mesi di scambi e "colloqui costruttivi" con il governo polacco conservatore guidato da Beata Szydlo, la Commissione europea ha deciso oggi di inviare a Varsavia "un'opinione scritta" sul rispetto dello stato di diritto. Come ha spiegato il vicepresidente Frans Timmermans, "nonostante le discussioni proficue e costruttive con il governo, non è ancora stata trovata una soluzione" ai problemi sollevati da Bruxelles. Si tratta in particolare di questioni legate alla riforma della Corte costituzionale e alla sua composizione. "La commissione non intende essere coinvolta nel dibattito politico interno in Polonia, ma è sua responsabilità garantire che tutti i paesi Ue rispettino lo stato di diritto", ha spiegato. La decisione di oggi rappresenta "un giro di vite", ha detto, e punta a proseguire il dialogo "per aiutare la Polonia a trovare una soluzione". L'adozione, da parte della Commissione, dell'"opinione" rappresenta "la prima tappa del processo previsto dal quadro per lo stato di diritto". L'esecutivo esprime in modo formale le sue preoccupazioni e "serve a orientare il dialogo in corso con le autorità polacche, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione". Secondo Timmermans "il dialogo costruttivo deve ora tradursi in misure concrete per risolvere il rischio sistemico che pesa sullo stato di diritto in Polonia". È la prima volta che l'esecutivo comunitario va avanti in un processo di valutazione sul rispetto dello stato di diritto, da quando questo è stato inserito nell'ordinamento, l'11 marzo 2014. Le preoccupazioni di Bruxelles riguardano in particolare la nomina dei giudici del tribunale costituzionale, la legge del 22 dicembre scorso sul funzionamento dello stesso tribunale e l'efficacia del controllo costituzionale delle nuove leggi adottate e promulgate nel 2016. Ora le autorità polacche sono invitate a rispondere all'opinione della Commissione, e sulla base di tali osservazioni, Bruxelles proseguirà il dialogo con Varsavia; ma se non si rimedierà "in un tempo ragionevole" a tali preoccupazioni, la Commissione potrà formulare una "raccomandazione" sullo stato di diritto. In questo caso, si passerebbe alla seconda fase del processo per lo stato di diritto, che fissa scadenze precise per risolvere la questione. Se questo non avviene, si passa alla procedura prevista dall'articolo 7 del trattato, che scatta in caso di "chiaro rischio di grave violazione dei valori Ue" e prevede una fase "preventiva" e in ultima istanza un meccanismo di sanzioni.