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Iniziativa. In Polonia il «Rosario sulle frontiere»: preghiera per la pace

Andrea Galli lunedì 9 ottobre 2017

Un momento della catena umana in Polonia di sabato 7 ottobre (Ansa)

Lascerà sicuramente un segno il Rozaniec do Granic, il Rosario sulle frontiere o sui confini, la preghiera collettiva che si è svolta sabato scorso in Polonia e in numerose città del mondo. Il presidente della locale Conferenza episcopale, l’arcivescovo Stanislaw Gadecki, ha parlato della «più grande iniziativa di preghiera in Europa», Gmg esclusa. I video e i filmati che continuano a riversarsi su YouTube e sui social network confermano l’eccezionalità dell’evento, che qualcuno ha voluto vedere come una prova di forza del cattolicesimo polacco, mentre sarebbe meglio parlare di prova di fede.

Sabato mattina un numero imprecisato ma imponente di persone si è riunito in 319 chiese di 22 diocesi. Dopo la Messa, i pellegrini, di qualsiasi età, si sono diretti verso i circa 4.000 punti individuati lungo gli oltre 3.100 km chilometri di confini del Paese, a creare un’ideale catena umana. E alle ore 14 tutti hanno recitato un intero Rosario «per obbedienza a Maria» – la quale «chiede instancabilmente di pregare» la santa Corona – per «riparare ogni blasfemia, gli insulti al suo Cuore Immacolato» e «per implorare l’intercessione della Madre di Dio per salvare la Polonia e il mondo».

Questa la motivazione riportata sul sito ufficiale dell’evento. Perché proprio il 7 ottobre? Per richiamare la devozione dei primi cinque sabati del mese trasmessa dalla Madonna a Fatima, spiegano i promotori, e ovviamente perché era la festa della Madonna del Rosario, «istituita dopo la grande battaglia di Lepanto, dove la flotta cristiana sconfisse l’assai più grande flotta musulmana risparmiando così l’Europa dall’islamizzazione». Inoltre cade quest’anno il 140° anniversario delle apparizioni della Madonna a Gietrzwald, nel nord del Paese.

Ma il “Rosario sui confini” non ha toccato solamente i punti ufficiali ed è stato questo uno degli elementi che ha stupito di più: da Londra ad Amsterdam, dal villaggio norvegese di Stamsund, oltre il Circolo polare artico, alla base militare Bagram in Afghanistan, insomma pressoché ovunque siano presenti lavoratori ed emigranti polacchi sono spuntati gruppi che hanno preso parte alla mobilitazione.

A lanciare e organizzare l’impresa è stata la fondazione “SoloDiosBasta”, che si occupa di nuova evangelizzazione e ha come portavoce due giovani registi e sceneggiatori, Maciej Bodasinski e Lech Dokowicz. La Conferenza episcopale ha aderito con trasporto, così come lo hanno fatto, nel loro piccolo, anche figure popolari in patria, dal cantante Antek Smykiewicz, all’attrice Dominika Figurska, allo chef stellato Modest Amaro.

È indubbio che la “catena umana” a protezione della Polonia avesse nell’intenzione di tanti partecipanti – le cui testimonianze sono state riportate dalla stampa nel weekend – e forse anche dei promotori, alcuni riferimenti impliciti: la secolarizzazione della società polacca e la perdita dell’identità cristiana del Vecchio Continente (pregate perché l’«Europa resti Europa» ha detto l’arcivescovo di Cracovia Marek Jedraszewski, nell’omelia della Messa trasmessa in diretta sulla Radio Maria polacca) e il pericolo di una sua islamizzazione.

Anche per questo taglio non sono mancate voci critiche: non molte a dire il vero in Polonia – quasi tutte sulla stampa liberale o laicista come il quotidiano Gazeta Wyborcza partecipato dal magnate George Soros – più numerose all’estero, sui media tedeschi e anglosassoni. L’arcivescovo Gadecki ha difeso il carattere biblico di una preghiera pubblica come quella svoltasi sabato. Il primo ministro Beata Szydlo, del partito al Governo “Diritti e Giustizia”, il cui figlio tra l’altro è stato ordinato sacerdote lo scorso maggio, ha risposto laconicamente “postando ” sabato su Twitter la foto di una coroncina, con il suo saluto a tutti i protagonisti del “Rosario sui confini”.


( SECONDO NOI Benedizione e mai, mai maledizione di Av )