Doveva essere una scadenza politica, è diventato un appuntamento con la storia. Domenica prossima la Polonia andrà a votare per scegliere il nuovo presidente della Repubblica, ma il cambiamento più grande è già avvenuto nel cuore e nella testa della gente. Due tragedie nazionali nel giro di due mesi hanno lasciato un segno profondo. Ad aprile il disastro aereo di Smolensk che ha fatto 96 vittime ed ha decapitato i vertici politici e militari del Paese, a cominciare dal presidente Lech Kaczynski. A maggio le gigantesche inondazioni che hanno devastato città e villaggi di metà Polonia provocando una ventina di morti, migliaia di sfollati e danni per oltre un miliardo di euro. Duramente colpita, la nazione polacca si è ritrovata unita al di là delle divisioni ideologiche e politiche che inevitabilmente saltano fuori quando si è chiamati alle urne. Da qui le difficoltà di una campagna elettorale a dir poco inedita, con i candidati che devono misurare i toni piuttosto che infiammare gli animi.Ed a trovarsi in difficoltà, paradossalmente, è colui che i sondaggi danno per probabile vincitore. Bronislaw Komorowski, candidato della Piattaforma civica (PO), il partito della destra liberale attualmente al governo, resta il favorito ma giorno dopo giorno ha visto diminuire i consensi. Presidente del parlamento e quindi Capo dello Stato ad interim, ancora due mesi fa poteva contare sul 50 per cento delle intenzioni di voto, come dire che aveva la vittoria in tasca. La Polonia è il Paese della Ue che meno ha sofferto la crisi economica, l’unica nazione che ha segnato una crescita del Pil nel corso del 2009. Il governo ha lavorato bene, il premier Tusk è molto stimato e così il suo amico Komorowski. Ma da quando è sceso in campo Jaroslaw Kaczynski, il gemello del defunto presidente, ecco che il candidato della Piattaforma ha cominciato a perdere terreno a favore del suo diretto inseguitore. Solo nell’ultima settimana, stando ad un recente sondaggio, avrebbe perso ben quattro punti attestandosi al 41 per cento, contro il 32 dell’avversario.Stessa faccia, stesso nome e stessa politica del fratello, sepolto al Wawel in mezzo agli eroi della patria, Jaroslaw Kaczynski è il leader di Diritto e Giustizia (Pis), il partito della destra conservatrice, ma si presenta come colui che ha «una missione da portare a termine» per il bene della nazione. Un’eredità che intende far valere ma, questa volta, senza alcuna arroganza. La tragedia di Smolensk l’ha cambiato: non è più il politico irruente e litigioso che tutti conoscevano e molti odiavano, adesso è un uomo affranto dal dolore che parla col cuore in mano. Un cambiamento sorprendente. Lui che aborriva Internet ha dato la sua prima intervista da candidato presidenziale ad un sito web. Già teorico della "guerra ai vertici del potere", si dice disponibile al compromesso con il governo del premier Tusk. Fino a ieri nemico giurato di Mosca, si è sentito in dovere d’indirizzare un «messaggio ai cittadini russi» parlando della necessità della riconciliazione.La svolta ha preso in contropiede il buon Komorowski, solido professionista della politica ma senza grande carisma. «Il lupo s’è travestito da agnello ma i polacchi hanno buona memoria e non ci cascheranno», dice Slawomir Nowak, lo stratega della campagna elettorale per il candidato di Piattaforma civica. Ricorda le tante "malefatte" compiute da Jaroslaw quand’era primo ministro: la
lustracja (la legge che intendeva colpire gli ex comunisti ancora in carriera) usata come una clava contro gli avversari politici, l’economia allegra e populista, il buco del deficit che s’allargava ed avrebbe portato la Polonia ad una crisi come quella greca se non fosse arrivato nel 2007 il governo Tusk. Sul terreno dell’economia Komorowski è riuscito a segnare un punto: ha querelato Kaczynski per diffamazione dopo che costui l’aveva accusato di voler privatizzare l’assistenza sanitaria, ottenendo ragione dal tribunale. Schermaglie che lasciano abbastanza indifferente l’opinione pubblica. Anche l’attendibilità dei sondaggi è molto relativa, dato che solitamente il 50 per cento dei polacchi diserta le urne. Anche una piccola variazione del tasso d’astensionismo può cambiare di molto il risultato finale. I candidati sono una decina ma la maggior parte di loro non arriverà al 5 per cento. E mentre Komorowski può contare su un elettorato stabile e convinto, Kaczynski è in grado d’allargare la base di consensi capitalizzando l’ondata di commozione patriottica dopo Smolensk. Per ora il suo obiettivo è fermare Komorowski sotto il 50 per cento, così d’arrivare al ballottaggio. Con un sogno: ripetere l’exploit del fratello Lech nel 2005, partito in svantaggio ed eletto presidente al secondo turno, contro tutte le previsioni.