Salute. Poliomielite, l'allarme della Oms: "Vaccinarsi il prima possibile"
L'Oms lancia l'allarme polio. Dopo l'incremento di casi a livello mondiale, il virusdellapoliomielite torna a spaventare. Hans Kluge, direttore dell'Oms Europa, ha parlato di "campanello d'allarme per tutti" e di necessità di "vaccinarsi il prima possibile" non solo per gli adulti che ancora non sono vaccinati, ma anche per i figli che hanno saltato le vaccinazioni programmate. "I vaccini contro la poliomielite si sono dimostrati molto efficaci e sicuri" e questo è lo strumento per "eradicare la polio a livello globale".
La poliomielite, una malattia mortale che paralizzava decine di migliaia di bambini ogni anno, si sta diffondendo a Londra, a NewYork e a Gerusalemme per la prima volta dopo decenni. Il virus rilevato a New York è geneticamente legato a quelli in Israele e Regno Unito. Nonostante l'elevata copertura vaccinale antipolio complessiva, ha sottolineato ancora Kluge, "il poliovirus ha trovato la sua strada verso individui suscettibili nelle comunità poco vaccinate".
Il Covid, il vaiolo delle scimmie e la polio, ha concluso, "hanno dimostrato ripetutamente come una minaccia di malattia in un luogo sia una minaccia di malattia ovunque. Una lezione che saremmo davvero sciocchi ad ignorare, tanto più nel mondo di oggi".
La poliomielite è una grave malattia provocata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), appartenenti al genere enterovirus. Colpisce il sistema nervoso, provocando la distruzione delle cellule neurali e causando una paralisi che, nei casi più gravi, può diventare totale. Nella maggior parte dei casi, gli effetti più devastanti riguardano i muscoli degli arti superiori e inferiori. Quest’ultimi tendono a perdere tono muscolare e a diventare flaccidi (paralisi flaccida). Se l’infezione si estende sia alle braccia che alle gambe, il malato può diventare tetraplegico. Nella forma bulbare, la più grave, l’agente virale paralizza i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità di respirare, ingerire e parlare. L’unico modo per garantire la sopravvivenza al paziente è collegarlo a un supporto respiratorio.