Clima. L'alluvione e i morti nell'Oman e a Dubai. Non era mai successo nella storia
Dubai
Riapre stamani l'aeroporto internazionale di Dubai, il secondo più trafficato al mondo. Nei giorni scorsi le immagini del futuristico scalo chiuso per allagamento hanno fatto il giro del mondo. Sulla regione martedì erano caduti oltre 250 millimetri di pioggia in 24 ore. Mai così tanti negli ultimi 75 anni, da quando si registrano gli eventi meteorologici. Un fenomeno eccezionale che ha messo in ginocchio un Paese considerato l'avanguardia della modernità: chiuso l'aeroporto, strade trasformate in fiumi e crollate, abitazioni allagate, cittadini bloccati, code chilometriche sulla superstrada a sei corsie parzialmente allagata che attraversa Dubai. Dal governo l'appello a lavorare da casa, nelle scuole due giorni di lezioni a distanza. Al di là del paradosso, ci sono due aspetti decisamente tragici e un terzo scientifico-tecnologico dietro il caos per pioggia nello sfarzoso centro finanziario.
Il costo umano: 20 morti
Le piogge torrenziali erano cominciate domenica in Oman dove hanno provocato 19 vittime tra cui giovani studenti. Una vittima si è registrata nell'emirato settentrionale di Ra's al-Khayma, dove un uomo di 70 anni è stato trascinato via dalla corrente insieme all'auto sulla quale viaggiava. Ra's al-Khayma è uno dei sette Emirati Arabi Uniti: gli altri sono Abu Dhabi, 'Ajmān, Dubai, Fujaira, Sharja e Umm al-Qaywayn. L'entità dei danni materiali non è stata ancora quantificata.
Nubi cariche di pioggia torrenziale, nei giorni scorsi, sullo skyline di Dubai - Ansa
Gli scenari futuri: mari più caldi, fenomeni meteo intensi
La perturbazione si è originata sul Golfo dell'Oman, per scaricarsi con violenza prima sull'Oman e poi sugli Emirati e proseguire verso est investendo, con minore intensità, il Bahrein, l'Iran meridionale e il Pakistan. La città più meridionale dell'Iran, Chabahar, nella provincia del Sistan e Baluchistan, ha registrato 130 millimetri di pioggia.
Il surriscaldamento globale in corso determina l'aumento della temperatura delle acque superficiali dei mari e un conseguente incremento dell'evaporazione. La climatologa Friederike Otto dell'Imperial College di Londra, specialista degli effetti del cambiamento climatico sugli eventi meteorologici estremi, ha detto all'agenzia Afp che è «molto probabile» che il riscaldamento glocale abbia intensificato le piogge torrenziali. Si tratterebbe dunque di eventi con i quali dovremo imparare a convivere, anche adattando l'ambiente in cui viviamo per rispondere ai nuovi pericoli. Il sistema di deflusso e drenaggio delle acque piovane a Dubai è quello di una regione a clima arido con scarse precipitazioni ed è subito andato in tilt.
Si cammina nell'acqua nel centro di Dubai - Reuters
Le ipotesi sulle cause: clima estremo o estrema tecnologia?
Accanto all'ipotesi scontata del cambiamento climatico, e non alternativa ad essa, se n'è affacciata un'altra: quella di un'eccessiva inseminazione delle nuvole per far piovere. Si tratta di una pratica da tempo in uso nei Paesi tecnologicamente avanzati della penisola arabica: aerei fanno cadere sulle nuvole dei preparati salini che reagiscono chimicamente con l'umidità delle quali le nubi sono cariche provocando la pioggia. Viene fatto su aree precise a rischio siccità. Il Centro di meteorologia degli Emirati Arabi ha negato che siano state condotte operazioni di questo tipo subito prima delle piogge di martedì pur confermando attività nella giornata di domenica e lunedì. Analisi dei dati di tracciamento dei voli fatte dall'Associated Press indicano che un aereo solitamente usato in queste operazioni ha sorvolato il Paese.
Le piogge eccezionali sono però cominciate domenica sull'Oman. Esperti sostengono che il "cloud seeding" possa far aumentare le precipitazioni del 10-30% ma non giustifichi tali alluvioni. La climatologa Friederike Otto osserva che «la semina delle nuvole non può creare nuvole dal nulla. Incoraggia l'acqua che è già in cielo a condensarsi più velocemente e a piovere in determinati punti. Quindi, per prima cosa, serve l'umidità. Senza di essa, non ci sarebbero nuvole».
Il riscaldamento globale, ricorda Mark Howden direttore dell'Istituto per il clima, l’energia e le soluzioni ai disastri dell’Università nazionale australiana, ha prodotto acqua «straordinariamente» calda nei mari intorno a Dubai, dove c’è anche aria molto calda in quota. «Ciò aumenta sia il potenziale tasso di evaporazione sia la capacità dell'atmosfera di trattenere l'acqua, consentendo scarichi maggiori di precipitazioni». Analisi condivisa da Gabi Hegerl, climatologa dell’Università di Edimburgo, per la quale le precipitazioni estreme sono dovute al maggior tasso di umidità nell'aria causato dall'aumento globale della temperatura.
Ansa