La rivolta. Più di cento le vittime in Iran. Khamenei: «Respinto il nemico»
Il funerale di regime: a Teheran in centinaia hanno assisto alle cerimonie per la sepoltura di una Guardia rivoluzionaria uccisa negli scontri (Ansa)
"Abbiamo respinto il nemico nelle guerre militari, politiche e della sicurezza, e con l'aiuto di Dio lo respingeremo sicuramente anche in questa guerra economica". Così oggi la Guida suprema iraniana Ali Khamenei, citato dall'agenzia "Irna", è tornato ad accusare i nemici esterni che fomentano la rivolta che dura ormai da una settimana. "Il popolo iraniano è riuscito di
nuovo a superare un esame storico in modo onorevole, dimostrando che non permetterà ai nemici di manipolare la situazione", ha ggiunto invece il presidente della Repubblica islamica Hassan Rohani. "Sebbene la popolazione viva problemi economici e possa lamentarsi dell'amministrazione del Paese, non permetterà mai ai nemici di beneficiare delle proteste", ha aggiunto Rohani, citato dall'Irna. Mentre la propaganda di regime incalza.
Pagati per «creare il caos». Per questo i leader delle proteste «saranno impiccati». Voci raccolte in ambienti giudiziari dal quotidiano conservatore "Kayhan, vicino" alla Guida suprema Khamenei, preannunciano la più dura delle repressioni. Secondo quanto riferisce il quotidiano la «ribellione » è punibile sia a livello legale che religioso con la pena di morte. Non si attenua pure la stretta sulle comunicazioni. Il portavoce del governo iraniano, Ali Rabiei, ha assicurato che «Internet tornerà gradualmente in alcune province in cui ci sono garanzie che non ci saranno abusi». La maggiore preoccupazione, per l’esecutivo di Teheran, «è il mantenimento della pace e della stabilità del Paese», ha aggiunto il portavoce. Il blocco a Internet in vigore da venerdì, quando sono iniziate le manifestazioni, è ancora quasi totale. Intanto le condizioni di sicurezza a Teheran sono tornate «molto buone» ha affermato il capo della polizia di Teheran, il generale di brigata Hossein Rahimi. Gli individui responsabili dei disordini «sono stati immediatamente arrestati» e «non c’è alcun problema in tutte le zone della capitale», ha aggiunto Rahimi. Tuttavia, secondo Amnesty International, almeno 106 persone sono state uccise nelle manifestazioni degli ultimi giorni in 21 città. Nessun bilancio ufficiale delle vittime è stato invece diffuso dal governo di Teheran, anche se ieri la Fars – agenzia vicina ai pasdaran – registrava l’accoltellamento mortale di 3 membri delle forze di sicurezza iraniane da parte di un gruppo di «rivoltosi» a ovest della capitale Teheran.
Questo mentre alcuni attivisti parlano addirittura di 200 morti e tremila feriti nei cinque giorni di scontri. Una situazione per cui l’Onu si dice «preoccupata» perché ci sarebbero informazioni di un numero «significativo » di vittime. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha chiesto alle autorità iraniane di evitare l’uso della forza per reprimere le manifestazioni in corso, affermando che un suo uso eccessivo rischia solo di aggravare la situazione e di violare le norme internazionali. Allo stesso tempo, l’Alto Commissariato ha chiesto ai manifestanti di protestare in modo pacifico. Non si attenua, intanto, la protesta anti-governative in Libano.
Migliaia di manifestanti sono affluiti sin dalle prime ore del mattino nel centro di Beirut, in occasione della prevista seduta parlamentare per discutere una controversa legge per un’amnistia nei confronti di crimini comuni e finanziari. La sessione è stata poi rinviata a data da destinarsi, mentre da ieri le banche libanesi hanno cominciato ad applicare «misure straordinarie» per contenere la fuga dei capitali.