Mondo

Perù. Dopo le alluvioni, dilagano le epidemie

Lucia Capuzzi lunedì 29 maggio 2017

Fiumi di fango hanno distrutto interi villaggi nell'Amazzonia peruviana

Le inondazioni sono terminate a marzo. L’emergenza, però, prosegue. Seppure in forma invisibile e, dunque, più pericolosa. Le alluvioni, provocate dal fenomeno del Niño, hanno ucciso 145 persone e ferito altre 435 in poche settimane. Ora, però, il Perù deve fare i conti con almeno 245mila sfollati, secondo le ultime cifre. Più di un quarto sono alloggiati in campi di fortuna, il resto sono stati accolti dai familiari. «Le forti piogge hanno colpito, in particolare, la zona amazzonica e quella al confine con l’Ecuador. Aree già di per se povere e isolate, dove le case sono più precarie e, dunque, i danni maggiori. Le alluvioni hanno distrutto, poi, le poche fonti di approvvigionamento idrico esistenti. Le epidemie si stanno diffondendo a ritmo sostenuto», denuncia Chiara Saccardi, responsabile emergenze di Azione contro la fame. L’operatrice umanitaria è da poco rientrata dal Perù, dove ha coordinato le operazioni di soccorso e ricostruzione.

Una tragedia invisibile

«Nell’Amazzonia peruviana la dengue è endemica. Ora, però, la velocità del contagio è cresciuta in modo esponenziale: dieci volte quella normale», prosegue Saccardi. Nella sola regione di Piura, le autorità hanno registrato oltre 24mila casi. Le vittime sono già 25. Il totale nazionale sfiora i 34mila contagiati. Non si registravano cifre simili da almeno 17 anni. Aumentano pure i malati di zika, leptospirosi e chukungunya. C’è, inoltre, il rischio del ritorno del colera, debellato ormai da anni. «Oltretutto molti campi sono stati distrutti. I contadini hanno perso tutto: sono in ginocchio – conclude la responsabile emergenze -. E’ necessario fare in fretta per aiutarli». Il governo peruviano ha stanziato 6, 4 miliardi di dollari per la ricostruzione. La Fao, però, ha chiesto il sostegno della comunità internazionale per sostenere gli sforzi del Paese