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La persecuzione. Un altro prete costretto all'esilio dal Nicaragua

Lucia Capuzzi venerdì 14 luglio 2023

Padre Douglas Guevara

Padre Douglas Guevara Ávila è secondo sacerdote costretto a lasciare il Nicaragua in seguito a minacce da parte dei fedelissimi del presidente Daniel Ortega. Fino a domenica, per quasi un anno, padre Douglas era stato parroco della chiesa dell’Immacolata Concezione, una delle

più povere di León,

l’antica capitale. Poi, la repentina partenza. Secondo le testimonianze dei fedeli e di fonti ecclesiali, il prete era oggetto di continui attacchi e ingiurie da parte

della polizia e delle “turbas”

, i paramilitari del governo.


«Padre Douglas faceva molte attività per le persone più vulnerabili. E difendeva i giovani dalla repressione. Per questo, era sotto assedio», racconta un esponente della comunità che ha chiesto l’anonimato per ragioni di sicurezza. La comunità ha voluto esprimergli il proprio affetto con un messaggio nella pagina Facebook della parrocchia.

«Grazie per il duro lavoro pastorale, per l’amore, lo sforzo e la costanza che ci ha dedicato nonostante gli ostacoli», si legge. Non si sa dove si trovi ora il sacerdote. La stessa sorte è toccata, appena qualche giorno prima, allo spagnolo padre Jesús María Palma della parrocchia di San Isidro Labrador a Jinotega. A giugno, altri due sacerdoti avevano lasciato la diocesi di Bluefields per timore di essere arrestati. Ipotesi tutt’altro che remota. Al momento, il vescovo Rolando Álvarez, cinque preti sono in cella e altri due sono agli arresti domiciliari.
L’ultimo a venire imprigionato è stato padre Fernando Zamora Silva della diocesi di Siuna, fermato il 9 luglio mentre rientrava dalla Messa. Secondo i dati della ricercatrice Martha Patricia Molina sono oltre 80 i presbiteri, religiosi e religiose costretti a fuggire negli ultimi cinque anni a causa della persecuzione, sempre più feroce poiché è l’unico spazio autonomo rimasto. Nello stesso periodo, sono stati registrati almeno 529 attacchi alla Chiesa, 90 dei quali sono avvenuti da gennaio, in pratica uno ogni due giorni. In questo contesto, oltre 150 dissidenti bersaglio dell’escalation orteguista hanno diffuso ieri una lettera pubblica, in vista del vertice Ue-America Latina in programma lunedì e martedì a Bruxelles.
«Chiesiamo ai governi europei e latinoamericani di ogni colore politico di creare un “Gruppo di amici del popolo nicaraguense” per contribuire a una transizione democratica», si legge nel testo, di cui il primo firmatario è lo scrittore – nonché rivoluzionario sandinista ed ex vice del primo governo Ortega – Sergio Ramírez. La missiva è stata sostenuta da oltre trenta organizzazioni per i diritti umani.