Mobilitazione di Sant'Egidio a Roma. Pena di morte, «il nemico è l'odio»
Il Colosseo illuminato contro la pena di morte
La Comunità di Sant’Egidio rinnova il suo impegno nella lotta contro la pena di morte e riunisce a Roma i rappresentanti di 22 Paesi per il 12esimo Congresso internazionale dei ministri della Giustizia. Una conferenza ospitata ieri nell’aula dei gruppi parlamentari della Camera dei deputati, occasione di dialogo e confronto non solo con gli Stati abolizionisti, ma anche con le delegazioni di alcuni Paesi mantenitori (come Ciad, Indonesia, Somalia e Sud Sudan).
Obiettivo del convegno «la ricerca e la promozione di metodi per dare alle popolazioni più giustizia e sicurezza in un modo umano, senza mai distruggere la vita delle persone colpevoli», come messo in chiaro da Mario Marazziti, coordinatore della campagna mondiale contro la pena di morte della Comunità di Sant’Egidio. Un traguardo ancora lontano ma certamente alla portata e ogni anno più vicino: «Nel 1975 solo 16 Stati avevano abolito la pena di morte. Lo scorso anno la proporzione si è rovesciata: 23 Stati hanno condannato loro cittadini alla pena capitale e 53 soli, su 200, hanno emesso condanne a morte, mentre 30 di essi non l’hanno applicata». Senza contare i 30 sì registrati lo scorso anno all’Assemblea generale dell’Onu per una moratoria universale, un progresso di 117 unità in favore del voto finale rispetto ad appena due anni prima.
«Un mondo senza esecuzioni si sta avvicinando: dobbiamo decidere da che parte della storia vogliamo stare – ha avvertito il coordinatore della campagna per di Sant’Egidio –. La domanda non è più se la pena di morte scomparirà. È solo questione di quando scomparirà definitivamente». Attualmente sono 142 i Paesi che hanno abolito la pena di morte. Di questi, 28 sono considerati abolizionisti de facto (non vi si registrano condanne a morte negli ultimi 10 anni o sono state adottate prassi per evitarne le esecuzioni), e altri 8 hanno mantenuto la pena capitale solo per reati specifici. I restanti 106 l’hanno abolita per legge e per ogni tipo di reato. I 56 Stati che invece la mantengono ancora in vigore richiamano Sant’Egidio alla necessità di un impegno costante nella campagna per la moratoria mondiale. Una sfida «che ha già dato molti frutti – come ha ricordato il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo – e che vede, a partire dai numeri, un avanzamento progressivo. Ma bisogna insistere: alla fine ci sarà una vittoria della cultura della vita». Già oggi pomeriggio l’associazione guiderà una manifestazione al Colosseo. Un modo per tenere alta l’attenzione sul tema, anche in considerazione di quello che Impagliazzo ha definito «un inasprimento generalizzato delle politiche poliziesche, giudiziarie e penitenziarie nella maggioranza dei Paesi del mondo da una decina di anni». Al quale va aggiunto il rischio alimentato da un dibattito pubblico sempre più violento e incline all’odio, che anche per quanto riguarda la pena di morte «soffre di tali eccessi che qualcuno ci prova a rievocarla. Succede in Italia, accade in Europa. Certo non siamo alla sua reintroduzione ma è sufficiente questo clima acceso per cambiare il quadro generale nel mondo».