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La coalizione. Parigi, parte il conto alla rovescia anti-Is

Daniele Zappalà martedì 16 settembre 2014
Il conto alla rovescia della comunità internazionale è partito, dato che «non c’è tempo da perdere», come ha ricordato Hollande, contro i «tagliagole» dello Stato islamico. Un diffuso senso d’emergenza e una raffica di dichiarazioni all’insegna di un interventismo ancora vago hanno dominato ieri mattina la Conferenza sulla sicurezza in Iraq convocata a Parigi dalla Francia, che ha accolto le delegazioni di altri 25 Paesi, Italia compresa, in presenza di tutti i Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Allo scopo di «mettere fine alla presenza d’Is nelle regioni irachene dove ha preso posizione », i partecipanti si sono «impegnati a sostenere, con ogni mezzo necessario, il nuovo governo iracheno nella sua lotta contro l’Is, anche con un aiuto militare appropriato, corrispondente ai bisogni espressi dalle autorità irachene», si può leggere nel comunicato finale, dove i miliziani jihadisti vengono presentati come «una minaccia per l’insieme della comunità internazionale». Inoltre, si precisa che ogni forma di sostegno all’esecutivo iracheno avverrà «nel rispetto del diritto internazionale e della sicurezza delle popolazioni civili».Paese organizzatore del consesso e sotto i riflettori per una rinnovata volontà più generale d’influire sul Medio Oriente, la Francia pare decisa ad affrettare i tempi, dato che già ieri, nelle stesse ore della conferenza, due Rafale sono decollati dalla base francese di Abu Dhabi per effettuare voli di ricognizione dettagliata in Iraq. I caccia transalpini di ultima generazione potrebbero dunque prendere la scia dei bombardamenti americani nella regione, come lasciano intendere pure le dichiarazioni della diplomazia francese. Sui cieli iracheni, non si vedranno invece caccia militari italiani, ha ribadito ieri il ministro Federica Mogherini, secondo la quale il nostro Paese ha invece «deciso l’invio d’armi, munizioni, soprattutto l’invio di materiale per il sostegno umanitario, che è una priorità». Per l’Alto rappresentante designato della politica estera Ue, Roma ha pure «un ruolo importante da giocare per mettere sempre di più in sintonia i Paesi che confinano con l’Iraq perché lavorino insieme» nella lotta contro l’Is. Tale «valore aggiunto» potenziale dell’Italia nasce dalle sue «buone relazioni con tutti i Paesi della regione», ha sostenuto il ministro, che ha approfittato dell’occasione anche per incontri bilaterali con il segretario di Stato americano, John Kerry, e con i capi delle diplomazie britannica e turca, Philip Hammond e Mevlut Cavusoglu. Sulla necessità di un «sostegno politico » multiltaterale al governo legittimo di Baghdad ha molto insistito pure il capo dell’Eliseo, François Hollande, che presiedeva il tavolo accanto al presidente iracheno Fuad Masum. Ma secondo diversi analisti, la dichiarazione congiunta finale di ieri è un nuovo passo verso una convergenza ancora lontana, dato che per il momento pare prefigurarsi una coalizione internazionale a geometria variabile. Parigi, che ha accettato il principio di un comando unificato statunitense, vorrebbe conservare nondimeno «una parte d’autonomia» rispetto a Washington, secondo alte fonti diplomatiche citate ieri sulla stampa transalpina. Fra gli alti comandi francese e statunitense, brucerebbe ancora il dissenso emerso nell’estate 2003, quando Washington rifiutò l’ipotesi di Parigi di bombardamenti comuni in Siria. Nella prima linea degli Stati interventisti, resta l’Australia, ma ieri gran parte dell’attenzione era focalizzata sui membri con diritto di veto al Consiglio di sicurezza. In proposito, il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, ha confermato la relativa distanza delle posizioni di Mosca. La Russia si dice «pronta a partecipare all’elaborazione di misure supplementari per la lotta contro il terrorismo», ma al contempo esige su questo fronte «più concertati sforzi globali sotto l’egida dell’Onu». Dal canto suo, la Cina era l’unico membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu ad aver inviato a Parigi solo il vice-capo della diplomazia. Anche l’assenza di rappresentanti iraniani, nonostante l’invito ufficiale di Parigi, ha evidenziato ieri le molte linee di tensione che circondano ogni prospettiva di vasta intesa operativa, soprattutto a proposito degli Stati mediorientali, per lo più pronti per il momento a un sostegno logistico, ma opposti ad intervenire in prima linea. È pure il caso della Turchia, che rifiuta per il momento di concedere l’uso delle basi aeree Nato sul proprio territorio.