L'ordine. Giro di vite sull'assistenza: via trenta Ong occidentali dal Pakistan
Sembra essere a una svolta negativa il rapporto da tempo teso tra organizzazioni non governative internazionali e governo pachistano. Dopo che la legge nel 2015 aveva imposto condizioni più restrittive all’attività delle Ong internazionali, accompagnandola con il crescente sospetto che esse coprissero attività spionistiche e che i fondi provenissero da realtà considerate ostili come Israele e India, nei giorni scorsi a una trentina di organizzazioni è stato chiesto di abbandonare il Paese entro 60 giorni perché accusate di avere infranto non meglio specificate “procedure amministrative”. Fra esse Action Aid (parte del coordinamento italiano di iniziative di sviluppo Agire), la britannica Plan International, Open Society Foundation (legata al miliardario statunitense George Soros) e Trócaire, la Caritas irlandese.
Prevista al possibilità di appellare entro 90 giorni una decisione che è nei fatti impossibile da applicare se non penalizzando i beneficiari delle iniziative di sviluppo. Per il Pakistan Humanitarian Forum, iniziativa di coordinamento delle organizzazioni non governative internazionali, sarebbero 30 milioni i pachistani che nel 2016 hanno beneficiato del loro impegno, sostenuto da un impegno finanziario di 280 milioni di dollari.
Le decisione sarebbe diretta conseguenza della mancata adesione alla richiesta di inizio anno di una nuova registrazione online delle Ong straniere, tuttavia tensioni tra autorità e iniziative di sviluppo con centrali all’estero si sono sviluppate dall’arresto nel 2011 del dottor Shakil Afridi per avere organizzato una campagna di vaccinazioni a copertura di attività per conto della Cia, inclusa l’individuazione dell’ultimo covo di Osama Benladen. Per questo, nel 2012 era finita nel mirino anche Save the Children, che nel 2015 è stata costretta a lasciare il Pakistan dopo 35 anni per l’accusa di “attività contro lo Stato”.
Per Mohammed Tahseen, del Forum della Società civile pachistana, l’espulsione di fatto delle Ong è una iniziativa “illegale e primitiva”. “La maggior parte di queste Ong si coordinano con gruppi e organizzazioni locali che il governo dovrebbe coinvolgere se ritiene ci siano problemi di sicurezza. L’iniziativa del governo trasmette globalmente un’immagine negativa del Pakistan”.