I vescovi del Pakistan e le organizzazioni non governative che si battono per i diritti umani hanno chiesto al governo di permettere la "libertà di coscienza e di espressione", frenando l'estremismo crescente nel Paese. Durante un incontro che si è svolto a Lahore con oltre 500 partecipanti - come riferisce l'agenzia cattolica asiatica Ucanews -, la Commissione nazionale giustizia e pace della Conferenza episcopale del Pakistan ha invitato a "separare la religione dalla questioni di Stato".Hina Dilani, presidente della Commissione Diritti Umani del Pakistan, si è detta preoccupata per "la mentalità corrente", con "partiti religiosi che usano il loro potere per ottenere vantaggi politici" e "conduttori televisivi che avallano le opinioni di chi vorrebbe vietare gli abiti religiosi".I cristiani del Pakistan hanno osservato, il 30 gennaio, un giorno di preghiera e digiuno per chiedere, tra l'altro, l'abolizione della legge sulla blasfemia. Nello stesso giorno i gruppi radicali islamici riuniti nella rete "Tehrik Tahaffuz Namoos-i-Risalat" (Ttnr, "Alleanza per difendere l'onore del Profeta"), hanno bruciato immagini e manichini che rappresentavano il Papa e il ministro federale per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, nonché il simbolo cristiano della croce, nel corso di una manifestazione che ha visto sfilare per le strade di Lahore oltre 40mila militanti islamici contrari ad ogni modifica della legge sulla blasfemia, alla liberazione di Asia Bibi (la donna cristiana condannata a morte con l'accusa di blasfemia), contrari al Papa e agli Stati Uniti, simboli dell'Occidente che "intende condizionare il paese".Lo ha riferito all'agenzia vaticana Fides la "All Pakistan Minorities Alliance" (Apma), organizzazione che difende i diritti delle minoranze religiose in Pakistan. "I radicali islamici hanno attaccato il Papa, accusandolo di interferire nella vita del paese. Hanno bruciato la sua immagine e la Croce: questo ci dispiace molto, ferisce i nostri sentimenti di fedeli cristiani. Ci dissociamo da ogni atto violento e chiediamo il rispetto di tutti i simboli sacri, a qualsiasi religione appartengano", ha commentato mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan.Un'associazione per i diritti umani ha chiesto oggi al Pakistan di rilasciare uno studente di 17 anni di Karachi arrestato per blasfemia perché aveva scritto un commento offensivo su un compito in classe. Muhammad Samiullah è stato accusato lo scorso venerdì in base alla controversa legge sulla blasfemia e rinchiuso in un carcere minorile in attesa del processo. Il preside della scuola che frequentava lo aveva denunciato circa un anno fa per delle misteriose "offese" che il ragazzo, probabilmente contrariato per aver fallito l'esame, aveva scritto sul foglio consegnato al professore. "È veramente scandaloso mandare in prigione un liceale perché ha fatto qualche scarabocchio su un foglio di esame", ha detto Bede Sheppard, un ricercatore di Human Rights Watch che ha rivolto l'appello al governo perchè sia ritirata l'accusa di blasfemia.Dopo la condanna a morte della cristiana Asi Bibi, lo scorso novembre, accusata di aver insultato Maometto in un litigio con delle mussulmane, la legge sulla blasfemia è diventata il pomo della discordia che ha diviso il Paese tra le frange laiche favorevoli a una revisione per evitare abusi contro le minoranze e i fondamentalisti contrari a qualsiasi modifica. Le polemiche sono culminate agli inizi di gennaio con l'omicidio del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, ammazzato da un uomo della sua scorta perchè aveva "insultato" la legge.