Pakistan. Agguato nel lunedì dell'Angelo, uccisi quattro cristiani. Il Daesh rivendica
Andavano a trovare i parenti il lunedì dell'Angelo, vicino alla zona di Shahzaman, nel quartiere cristiano di Quetta. Non sono, però, mai arrivati. Una moto ha sbarrato loro la strada ed ha fatto fuoco. I quattro uomini, tutti cristiani, a bordo di un risciò a motore – tre nipoti e lo zio– sono morti sul colpo. L’unica sopravvissuta è la figlia di quest’ultimo, ricoverata in ospedale in gravi condizioni.
Secondo le autorità non ci sono dubbi: è stata un’esecuzione. Il capo della polizia locale, Moazzam Jah Ansari, ha parlato di un «attacco terroristico». Quetta, nel sud-ovest del Pakistan, lungo il confine con l’Afghanistan, è flagellata da tempo dalla violenza di matrice estremistica islamica. Qualche ora dopo l'agguato mortale i militanti del Daesh hanno rivendicato la loro responsabilità. Il Daesh ha affiliati sia in Afghanistan sia in Pakistan.
Nella regione del Bolochistan le minoranze – cristiani e sciiti – sono oggetto di brutali attacchi, in particolare durante le feste religiose. A Natale, proprio nella zona, due kamikaze si erano fatti esplodere vicino a una chiesa, uccidendo dieci persone. Anche allora, il Daesh aveva “firmato” la strage.
L’agguato ha avuto forte impatto sull’opinione pubblica pachistana, ancora scossa da un’altra tragedia. Sempre oggi, è stata diffusa la notizia dello stupro e omicidio di una bimba di sette anni nel Punjab. La piccola era uscita domenica pomeriggio e non aveva fatto più ritorno.
Il suo corpo mutilato è stato trovato in una zona agricola. Nella stessa regione, a gennaio, la stessa sorte era toccata a Zainab Amin, di sei anni. Il suo omicidio aveva provocato forti proteste. Anche ieri c’è stata una mobilitazione. Sotto accusa la polizia, incolpata di non fare abbastanza per tutelate i minori e le donne, soprattutto le più povere, delle regioni rurali, dalle violenze