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EMERGENZA UMANITARIA. Pakistan, trafficanti nei campi Scomparsi almeno 400 bimbi

Lucia Capuzzi martedì 21 settembre 2010
Sono arrivati al campo bagnati fin nelle ossa. Avevano vagato per ore per il Punjab, dopo che il loro villaggio era stato spazzato via dalla furia dell’Indo. L’intero clan – una grande famiglia allargata – era fuggito insieme. Per darsi aiuto e protezione a vicenda. Questo non è bastato, però, a salvare le ragazze del gruppo. Appena arrivati nella tendopoli autogestita, nella zona di Muzaffargarh, i profughi sono stati ricevuti da alcuni uomini che hanno distribuito cibo e coperte. Dopo mangiato, i nuovi arrivati sono caduti di colpo in un sonno profondo. Forse si sono accorti che il pasto era stato drogato ma non hanno avuto il tempo di reagire. Al risveglio, tutte le donne, tra i 14 e i 18 anni, erano sparite. Storie come questa si ripetono con drammatica frequenza nel Pakistan straziato dalle inondazioni. E infestato – come accade durante le catastrofi naturali – dai trafficanti di esseri umani. A dare l’allarme – rilanciato dall’Agenzia Fides – l’Ong locale Roshni Missing Children Helpline. Secondo l’associazione, solo nell’ultimo mese, si sarebbero “volatilizzati” 400 bambini. O meglio, questi sono i casi registrati presso la National Disaster Management Authority. Il numero reale potrebbe essere ben più alto. «Non esistono dati ufficiali poiché le istituzioni non se ne occupano», racconta a Fides Tahira Abdullah, attivista per i diritti umani. Le grandi agenzie – continua la Abdullah – «non vogliono prendere in seria considerazione questo fenomeno. Solo le Ong locali se ne stanno occupando, perché ricevono disperate lamentele delle famiglie colpite». Sono queste ultime a cercare cifre e storie, soprattutto nei “buchi neri”. Ovvero Sindh e Punjab, le aree dov’è minore la presenza – e dunque i controlli – delle organizzazioni internazionali. La Roshni Missing Children Helpline ha individuato 23 episodi di ragazzi spariti. Avevano tra i 5 e i 17 anni. I piccoli, in genere, finiscono a lavorare come “schiavi domestici” o nel racket organizzato dei mendicanti o, peggio, sono vittime del traffico d’organi. Le donne, invece, vengono destinate al mercato della prostituzione. Difficile fermare i mercanti di uomini. Come ha scritto in una nota l’Asian Human Right Commission: «In questo disastro, mancano programmazione, coordinamento e misure concrete per sottrarre donne e bambini alla violenza». E aiutare i 10 milioni di profughi a sopravvivere. Ieri, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha chiesto alla comunità internazionale una «risposta urgente» per evitare la catastrofe. Una posizione condivisa anche dal segretario di Stato Usa Clinton. Sono necessari più fondi. Uno sforzo di solidarietà internazionale – ha sottolineato Mario Rodrigues, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie in Pakistan – è necessario per contrastare «l’opportunismo dei gruppi estremisti islamici» che sfruttano la tragedia per fare proseliti.