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Lahore. Pakistan, il governo affronta la «legge nera»

Stefano Vecchia giovedì 28 maggio 2015
A conferma che non tutto è paura e status quo nel secondo Paese al mondo per numero di musulmani, funestato da terrorismo e radicalismo religioso, si va facendo largo in Pakistan la possibilità di una modifica della temuta legislazione a tutela della fede islamica che negli anni dalla sua imposizione è diventata strumento di controllo politico e di persecuzione delle minoranze religiose: la cosiddetta legge antiblasfemia.Un progetto legislativo potrebbe essere presentato a breve in Parlamento con lo scopo di attenuare almeno il suo uso arbitrario, responsabile di accuse spesso infondate, a volte portate in tribunale e in diversi casi mai giudicati per l’esecuzione sommaria dei presunti responsabili di blasfemia. Da ricordare che sono al momento 14 i condannati a morte per questo reato, tra cui la cattolica Asia Bibi che – in attesa del giudizio definitivo della Corte suprema – trascorrerà oggi nel carcere di Multan il 2.165esimo giorno di reclusione.Proprio ieri, in un’intervista raccolta da Informazione Chiesa perseguitata di Aiuto alla Chiesa che soffre, la figlia di Asia, Eisham Ashiq, ha raccontato il dolore della madre per l’attesa infinita. «Mamma piange sempre perché le manca l’amore della sua famiglia. Noi possiamo andare a trovarla soltanto una volta al mese. Tuttavia la sua fede resta incrollabile ». Il progetto di riforma, compilato dal ministero dell’Interno con il supporto di quello della Giustizia, mira a ricondurre allo Stato, attraverso la polizia e i tribunali, la decisione di iniziare il procedimento per blasfemia. Al momento, basta una denuncia senza prove per finire di fronte al giudice.L’intenzione dolosa, inoltre, dovrà essere provata prima che venga attivata la legge religiosa in materia di oltraggio alla fede, al profeta Maometto o al Corano. In questo senso si sarebbe il supporto di una sentenza emessa 25 anni da fa dalla Corte federale della sharia. «Si tratta di un passo avanti importante», ha segnalato all’agenzia Fides padre Saleh Diego, presidente della Commissione Giustizia e Pace e cancelliere dell’arcidiocesi di Karachi. «Occorrerà vedere come andrà il dibattito in Parlamento. Sappiamo che diversi partiti sono favorevoli a fermare gli abusi della legge di blasfemia, ma i gruppi estremisti in parlamento sono tuttora molto forti». Il sacerdote ricorda ancora come la Chiesa cattolica e i cristiani in Pakistan, chiedano da anni l’attuazione di meccanismi per fermare gli abusi. «Abbiamo vissuto e affrontato casi gravi in cui questa legge è stata strumentalizzata. È una questione di giustizia, dato che in carcere vi sono molti innocenti – ricorda padre Saleh Diego secondo cui sarebbe importante la pressione internazionale –. Evitare gli abusi sarebbe un beneficio per la società tutta, per i cittadini di tutte le religioni, musulmani e cristiani, accusati ingiustamente».  Soddisfazione è stata espressa dalla Commissione per i diritti umani, che ha sottolineato l’incremento delle incriminazioni e delle condanne, con un pesante bilancio di vite umane, ma ha anche ribadito il ruolo positivo dell’Europa nell’incentivare il governo a porre fine alla manipolazione della legge.