Ancora un’accusa di blasfemia in Pakistan, rivolta verso una donna cristiana. Agnes Nuggo, arrestata il 16 febbraio, si trova ora nel carcere di Faisalabad, popolosa città della provincia del Punjab. Il suo rischia di diventare un altro “caso” come quello di Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia in prima istanza e ora in attesa dell’inizio del processo d’appello. La 50enne Agnes viveva con i figli e il marito Bashir Masih nell’enclave cristiana di Waris Pura. Ancora una volta la grave accusa di blasfemia, che per la legge coranica comporta la condanna a morte, è stata sollevata per un motivo futile: il contrasto su un terreno che già aveva creato controversie con i suoi parenti. Successivamente a una discussione, vicini musulmani hanno accusato la donna di avere ingiuriato il profeta Maometto e l’islam. Per questo, il 16 febbraio la polizia locale ha registrato la denuncia come previsto dall’articolo 295/a del Codice penale e ha arrestato Agnes, che continua a dichiararsi innocente.La notizia dell’arresto sotto un accusa infamante ma pretestuosa ha accresciuto la preoccupazione dei cristiani del Punjab, provincia dove si registrano ultimamente il maggior numero di casi di violenze anticristiane e di denunce per blasfemia. La difficoltà del governo centrale e locale, le proteste crescenti dei radicali musulmani verso ogni modifica della “legge antiblasfemia”, le minacce a personalità politiche e le pressioni sui giudici hanno creato un clima assai pesante per le minoranze. «Estrema preoccupazione» per l’arresto di Agnes Nuggo è stata espressa anche dalla Chiesa cattolica locale. Riferisce l’agenzia
Fides, che padre Nisar Barkat, direttore della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Faisalabad. è stato incaricato dal vescovo Joseph Coutts di seguire il caso, che vedrà la prima udienza fra due settimane. La diocesi si occuperà anche di trovare un avvocato alla donna e di sostenere la famiglia nelle sue necessitò immediate. Anche Khalid Gill, presidente della Fondazione degli avvocati cristiani ha fortemente condannato l’arresto e l’uso strumentale della legge.Secondo dati forniti a
Fides dalla Commissione Giustizia e Pace dei vescovi pachistani, con Agnes sono 16 le donne cristiane accusate di blasfemia e per questo incarcerate fra il 1987 e il 2011 (a cui si aggiungono una donna musulmana e una indù). Si tratta solo di dati ufficiali perché, come in molti casi di abuso, sovente manca una denuncia formale, sostituita da giustizia sommaria o da atti persecutori. Una conferma in questo senso arriva dalla Masihi Foundation, organizzazione con sede a Londra che si occupa della tutela legale di Asia Bibi. «Quello di Agnes è uno dei tanti casi di persecuzione che continuano a verificarsi, ma che sovente restano ignoti. Solo quando le famiglia delle vittime si affidano Chiese, fondazioni o Ong – sostiene il presidente della Fondazione – le ingiustizie vengono alla luce. Spesso le famiglie tacciono per paura di ritorsioni e le istituzioni sono assenti: in questa situazione cosa possono fare i cristiani?».