Sorpresi e contrariati: così l'ong Save the
Children reagisce alla chiusura, da parte del governo
pachistano, dei suoi uffici a Islamabad per
presunte "attività anti-pachistane".
Save the Children in una nota conferma che l'11 giugno il suo
ufficio a Islamabad è stato chiuso e sigillato dalle autorità
pakistane senza che all'organizzazione sia stato notificato
alcun avviso. "Save the Children è fortemente contraria a questa
misura e sta manifestando ai più alti livelli le sue
preoccupazioni in proposito" si legge nella nota.
Save the Children, si spiega, lavora in Pakistan da più di 35
anni e attualmente ha uno staff di 1.200 persone nel paese. Il
personale è esclusivamente pachistano. L'anno scorso, i suoi
programmi di salute, istruzione, sicurezza alimentare e per il
sostentamento hanno raggiunto più di 4 milioni di bambini e le
loro famiglie. "Tutto il nostro lavoro è stato pianificato e
portato avanti in stretta collaborazione con i vari ministeri
governativi in tutto il paese, con l'obiettivo di rafforzare il
sistema dei servizi pubblici per salute, nutrizione, educazione
e benessere infantile" conclude la nota.
In riferimento alla chiusura
degli uffici di Save The Children,
il ministro pachistano degli
Interni Chaudhry Nisar Ali Khan ha detto oggi che "tutte le ong
devono seguire le leggi e i regolamenti nazionali se vogliono
operare nel Paese".
Parlando ai giornalisti a Islamabad, ha spiegato che alcune
associazioni "svolgevano attività al di fuori dei propri limiti
di competenza" senza tuttavia fornire dettagli sulle violazioni
commesse dall'organizzazione internazionale che si occupa di
diritti dell'infanzia.