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TEHERAN. Iran, i Pasdaran minacciano rappresaglie contro Usa e Israele

lunedì 19 ottobre 2009
Il capo dei Pasdaran, Mohammed Ali Jafari, ha minacciato oggi "rappresaglie" contro Stati Uniti e Isreale, accusando gli apparati d'intelligence dei due Paesi di aver organizzato l'attentato contro i vertici delle guardie della rivoluzione che ieri ha provocato oltre 40 morti nella provincia del Baluchistan, nell'Iran sudorientale."Dietro le quinte ci sono i servizi segreti di Usa e Israele. Per punirli dobbiamo fare rappresaglie", ha affermato Ali Jafari, citato dall'agenzia d'informazione 'Isnà. "L'arroganza globale - ha aggiunto Jafari - deve sapere che non riuscirà a raggiungere i suoi scopi attraverso queste azioni". L'attentato di ieri è stato ufficialmente rivendicato dal movimento di gueriglieri filo-sunniti Jundullah, attivi in Baluchistan. Teheran, tuttavia, subito dopo l'attacco ha puntato il dito contro il Pakistan e i Paesi occidentali, accusandoli di appoggiare i militanti di Jundullah allo scopo di destabilizzare il Paese. "È ingiustificabile la presenza di elementi terroristi in Pakistan", ha detto il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad a quello pachistano Assef Ali Zardari durante un colloquio telefonico.Jafari ha anche annunciato che "presto una delegazione di Teheran arriverà in Pakistan per fornire nuove prove e documenti al governo di Islamabad e chiedere l'estradizione di Abdul Malik Rigi". Jafari ha quindi spiegato che, secondo Teheran, i servizi d'intelligence di Stati Uniti, Gran Bretagna e Pakistan sostengono Jundullah (Soldati di Dio) e il suo leader Abdul Malik Rigi. "Oggi èstato presentato un documento dalle forze di sicurezza iraniane che dimostra il collegamento diretto tra il maligno movimento di Rigi e i servizi segreti americani, britannici e pakistani", ha accusato il capo dei pasdaran. Il documento, ha aggiunto, dimostra "che i progetti di questa persona (Rigi, ndr.) sono senza dubbio coperti e sostenuti da queste agenzie d'intelligence".La strage. Strage di Pasdaran nella regione iraniana del Sistan-Baluchistan: un kamikaze si è fatto esplodere durante un'assemblea di capi tribù a Sarbaz, nella zona sudorientale dell'Iran, al confine con il Pakistan. Il bilancio è di oltre 40 morti. Tra le vittime, il vicecomandante delle forze di terra dei Pasdaran, il generale Nourali Shoushtari, e altri sei alti ufficiali della Guardia della Rivoluzione iraniana, il corpo militare d'elite della Repubblica islamica, oltre a diversi civili e leader locali.L'attentato è avvenuto alla vigilia del nuovo incontro a Vienna tra funzionari del governo iraniano e rappresentanti dei Paesi del '5+1' per discutere del dossier nucleare di Teheran.Un incontro che, alla luce dell'accaduto, potrebbe saltare. Il kamikaze ha colpito alle 8 locali (le 6,30 in Italia) di fronte a una palestra nella quale i Pasdaran stavano completando i preparativi per il meeting tra leader locali sciiti e sunniti.L'attentato, il più grave avvenuto nella turbolenta regione del Sistan-Baluchistan, l'unica a maggioranza sunnita, è stato rivendicato dal gruppo dei ribelli "Jundallah" (Soldati di Dio), gli stessi che alla fine del 2005 tentarono di uccidere Mahmoud Ahmadinejad, durante una visita del presidente iraniano nella regione.Ma Teheran, poche ore dopo l'attentato, ha accusato Stati Uniti, Gran Bretagna e Pakistan di essere dietro all'attacco terroristico. Secondo l'Iran, i "Soldati di Dio" sono sostenuti dagli Stati Uniti con l'obiettivo di creare instabilità nella Repubblica islamica.Il Pakistan ha ufficialmente negato le accuse, avanzate ieri dal presidente iraniano, secondo cui «alcuni agenti pachistani» avessero cooperato con gli attentatori. «Il Pakistan non è coinvolto in attività terroristiche. Noi ci battiamo per sradicare questa minaccia», ha reso noto il ministero degli Esteri. Il Pakistan ha in passato appoggiato i militanti musulmani sunniti, soprattutto negli anni 80 in Afghanistan, quando fu al fianco dei gruppi che si battevano contro l'occupazione sovietica. E ha anche dato appoggio ai combattenti impegnati nella disputa contro l'India per la contesa regione del Kashmir.