È un’eventualità sempre più probabile: Asia Bibi – la cristiana 37enne condannata a morte per blasfemia – sarà trasferita in un carcere più sicuro. Un provvedimento che però solleva insieme perplessità e preoccupazione. Come evidenziato dal rapporto dei servizi segreti pachistani – diffuso l’11 gennaio dal quotidiano Express Tribune – Asia, madre di quattro figli, dovrebbe lasciare la prigione di Sheikhupura, dove si trova da un anno e mezzo. Ed essere trasportata in un altro penitenziario femminile, probabilmente quello della grande città di Multan. Un’eventualità che potrebbe concretizzarsi – forse in elicottero – entro una settimana. La ragione è proteggere Asia Bibi. La misura, però, comporta rischi concreti, sia nella nuova prigione, sia durante il viaggio. La memoria dell’assassino di Salman Taseer, primo ministro della provincia del Punjab – la stessa dove sta svolgendosi la vicenda di Asia Bibi – da parte di una sua guardia del corpo è ancora fortemente presente nella società civile pachistana e tra l’èlite politica.Come ha confermato all’agenzia Fides, Haroon Masih Barker, a capo della Masihi Foundation che si occupa della difesa legale della donna ma anche del sostegno alla famiglia, nascosta per evitare rappresaglie dei fondamentalisti musulmani: «I terroristi si possono nascondere ad ogni passo e perfino infiltrarsi fra le guardie che dovrebbero proteggerla, come è accaduto per il governatore Taseer». La stessa Fondazione, in accordo con le autorità, è pronta a organizzare un servizio di scorta privato che garantisca l’incolumità della donna.Asia Bibi sta aspettando l’avvio del processo d’appello da parte della Corte Suprema di Lahore, capoluogo della provincia, la cui prima udienza dovrebbe essere fissata entro la fine di gennaio. Nemmeno il processo, però, è esente da rischi. La presenza di Asia in aula, a Lahore è, secondo i suoi difensori, «altamente sconsigliata, perché la esporrebbe a un’azione violenta dei radicali, come accaduto ai fratelli Rashid e Sajid Emmanuel, uccisi davanti al tribunale di Faisalabad nel luglio 2010» e in una trentina di simili casi precedenti. Gli avvocati hanno per questo deciso di chiedere che il giudizio sia celebrato all’interno del carcere, con particolari misure di protezione. Sul fronte caldo della modifica della “legge antiblasfemia” – in base alla quale Asia Bibi è stata condannata in prima istanza – ieri è intervenuto ancora una volta il primo ministro Yousuf Reza Gilani. In un convegno di leader religiosi musulmani, Gilani ha smentito la volontà del governo di modificare la legge ma ha anche ribadito che questa non diventerà strumento per la persecuzione delle minoranze. Asia Bibi, 37 anni, è stata condannata a morte per blasfemia