Pakistan. Condannato a morte 4 volte per lo stupro di una bambina
Mohammes Amin mostra la foto della figlia di 7 anni, Zainab Ansari. I suoi violentatori e omicidi sono stati condannati a morte (Ansa)
Un tribunale antiterrorismo di Lahore ha annunciato oggi la sentenza di condanna a morte di Imran Ali Naqshbandi, l’uomo che ha stuprato e ucciso Zenaib Ansari, bambina musulmana di sette anni a Kasur, in Punjab. Lo scrive l'agenzia Fides. Il caso aveva suscitato vasta eco in tutto il Paese e un ampio dibattito sul fenomeno degli abusi sui minori nella società pachistana. L'uomo è stato condannato per quattro volte alla pena capitale.
Se il padre della bambina, Mohammad Amin, ha espresso soddisfazione per la sentenza, e altri commentatori hanno accolto con favore il verdetto come “punizione esemplare”, negli ambienti cristiani del Pakistan si ricorda “l’insegnamento evangelico della difesa della vita”, dice all’Agenzia Fides Anjum James Paul, docente cattolico e presidente della “Pakistan Minorities Teachers Association” (Pmta).
“Solo Dio ha il potere di togliere la vita. Per quanto un crimine possa essere efferato, in coscienza, come cristiani non possiamo accogliere la pena di morte e diciamo che l’ergastolo può essere una pena adeguata. La pena di morte non è mai la soluzione”, osserva.
D’altro canto, la Pmta rileva che, secondo le statistiche presentate all'Assemblea nazionale il 14 febbraio 2018 dal Ministero dei diritti umani, 17.862 casi di violenza sessuale contro bambini sono stati segnalati in tutto il Pakistan nel quinquennio 2013-2017, su 10.620 ragazze e 7.242 ragazzi. E si tratta solo dei casi venuti alla luce.
“La situazione dei diritti umani peggiora e urge prendere provvedimenti immediati per i diritti dei bambini. I pedofili vanno puniti sempre”, dice. E aggiunge: “Anche i pedofili coinvolti nel rapimento, nella conversione e nel matrimonio di bambine non musulmane devono essere trattati con le stesse modalità. Esiste una discriminazione anche nel perseguire questi casi orribili di violenza: le istituzioni statali come polizia e magistratura applicano un doppio standard, perché quando potenti musulmani rapiscono, abusano, convertono e sposano fanciulle minorenni cristiane o indù, non c’è uguale trattamento verso questi che sono autentici pedofili. Bisogna combattere sul serio la pedofilia in Pakistan, a tutti i livelli, e non proteggerla sotto l’egida della religione”.