In Pakistan i cristiani di Lahore sono riuniti oggi in una giornata di digiuno e preghiera per Asia Bibi e per Sawan Masih. Entrambi cristiani, entrambi condannati a morte ingiustamente per accuse di blasfemia palesemente infondate. Asia Bibi attende il processo di appello, mentre Sawan Masih è stato condannato a morte giovedì 27 marzo.
Come riporta l’Agenzia Fides, un incontro di intensa preghiera è stato organizzato dalla comunità cattolica al Seminario minore di Santa Maria, a Lahore. Vi hanno preso parte sacerdoti, religiosi, seminaristi, fedeli laici. «Anche se siamo i cittadini più vulnerabili del Pakistan, preghiamo per la giustizia e i diritti umani di tutte le minoranze, come assicurato dal fondatore del Pakistan, Muhammad Ali Jinnah», ha detto ai presenti padre Inayat Bernard, fra gli organizzatori dell’incontro.
Durante la Giornata, a preghiere, invocazioni e inni, si sono alternati brani della Bibbia e testimonianze dirette, come quella del parroco della “Joseph Colony”, il quartiere cristiano attaccato un anno fa da estremisti islamici. Un catechista presente, Pervez Paulus, ha rimarcato che i fedeli del quartiere tuttora attendono giustizia e risarcimenti, e sono «tristi, impotenti e amareggiati».
I cristiani hanno espresso fiducia nella nell’Alta Corte di Lahore e chiedono porre fine ai casi di abuso della controversa legge sulla blasfemia. Mobeen Shahid, docente di religione islamica alla Pontificia Università Lateranense e fondatore dell’"Associazione pakistani cristiani in Italia”, è stato intervistato da Marco Guerra per la Radio Vaticana.
«Se parliamo di abuso della legge della blasfemia, teniamo presente che fino a due anni fa la maggioranza delle vittime era di fede islamica. L’altro gruppo più colpevolizzato era quello degli ahmadi e il terzo gruppo quello dei cristiani. Teniamo presente, però, che i cristiani e gli induisti non sono neanche il 3% dei 180 milioni di cittadini del Pakistan. In questa maniera, si sta solamente effettuando un genocidio delle minoranze religiose in Pakistan. L’ultimo esempio di Sawan è solamente un aspetto di questa militanza islamica nel Paese, che è cresciuta in questi ultimi quattro decenni».
A che punto è il percorso di revisione della legge, se ce ne è ancora uno?
«Il punto della revisione è fermo alla morte di Shahbaz Bhatti, lì dove si era arrivati. Ora, però, la questione non è solamente giuridica sullo stile e sulla prospettiva occidentale, che ha le sue strutture all’interno della giurisdizione internazionale, riconosciuta anche dall’Onu. Qui la prospettiva cambia, in quanto la giurisdizione è islamica. Ricordiamo che solo nel mese di dicembre la Corte federale shariatica di Islamabad aveva chiesto alla Camera dei deputati di riconoscere solamente la pena di morte come unica pena possibile per blasfemia, sia contro il profeta che contro il Corano».
Invece, per quanto riguarda il caso di Asia Bibi, il processo è ripreso o è stato rinviato nuovamente? A che punto è?
«Il caso di Asia Bibi è stato rinviato un’altra volta. C’è stata l’udienza. Stavolta, meno male, c’era un giudice, c’erano gli avvocati di Asia Bibi, specialmente l’avvocato Naeem Shakir, un cristiano che la sta difendendo. Allo stesso tempo, però, mancavano gli avvocati dell’accusa. Si stanno rendendo conto, quindi, che è stato fatto un abuso e ora non sanno come andare avanti».
Voi avete intenzione di esercitare ulteriori pressioni e di portare ancora all’attenzione questo caso?
«Da cittadini del Pakistan chiediamo il rispetto dei nostri diritti, come cofondatori del Pakistan. Ma oltre a questo, noi pakistani cristiani in Italia, assieme ad altre associazioni, prossimamente faremo manifestazioni con i parlamentari italiani, nonché una conferenza stampa presso la Camera dei deputati per chiedere al Pakistan di rispettare i diritti di tutti i suoi cittadini».