Mondo

LIBIA. Il Paese in ostaggio delle milizie

Camille Eid venerdì 11 ottobre 2013
Un Paese spartito tra diversi gruppi armati, spesso in lotta tra di loro, ma tutti uniti contro il governo centrale. La sfiducia nell’esercito regolare, le precarie condizioni di sicurezza e gli incessanti episodi di criminalità hanno favorito le milizie private nate su base tribale, familiare o religiosa, che oggi sono i veri padroni della Libia. Non solo della sua “sicurezza” dietro incarico dello stesso governo, ma anche dei suoi porti e giacimenti petroliferi, tanto da portare il Paese sulla via della disintegrazione secondo linee tribali e geografiche.Le milizie si erano impossessate, durante la rivoluzione del 2011, del vasto arsenale di Muammar Gheddafi fino a diventare meglio armate rispetto alla polizia e all’esercito. Dopo la morte del dittatore, nell’ottobre 2011, molti miliziani si sono rifiutati di deporre le armi. Alcuni per farsi giustizia da soli sostituendosi a polizia ed esercito, altri restando organizzati in bande criminali o in gruppi religiosi estremisti. Con effetti tragici. Mercoledì, una bimba malata di 4 anni è morta nel corso del trasporto da Bani Walid – l’ex roccaforte dei fedelissimi di Gheddafi a sudest di Tripoli – alla capitale libica, perché l’ambulanza sulla quale viaggiava è stata bloccata dai miliziani di Tarhouna. La strada principale tra Tarhouna e Bani Walid è bloccata da domenica dopo che un checkpoint dell’esercito è stato attaccato dalle milizie, con un bilancio di 17 soldati morti. La milizia più importante sono i cosiddetti “Comitati supremi di sicurezza” (Ssc) che controllano con i loro dichiarati 100mila uomini le strade di Tripoli. Dipendono ufficialmente dal ministero degli Interni, ma in realtà obbediscono solo al loro capo, Hashim Bishr, 42enne fautore dell’imposizione della sharia considerato vicino all’Arabia Saudita, dove ha frequentato studi coranici. Bishr ritiene che i suoi uomini siano l’unico modo per riempire «il vuoto nella sicurezza lasciato dopo la guerra» considerata la debolezza della polizia.Bengasi è invece la roccaforte delle “Brigate dello scudo libico”, ufficialmente coordinate al Capo di stato maggiore, che non hanno esitato di recente a sparare contro chi si opponeva al loro strapotere. A Derna, sulla costa della Cirenaica, si concentra uno dei gruppi più radicali, il battaglione Oqba bin Nafi, dal nome del condottiero arabo che ha conquistato il Nordafrica. Nella stessa zona sono attivi centinaia di appartenenti al gruppo Ansar al-sharia, i Partigiani della legge islamica. Il gruppo è stato responsabile dell’attentato dell’11 settembre 2012 contro il consolato degli Stati Uniti a Bengasi nel quale furono uccisi quattro cittadini americani, tra cui l’ambasciatore Chris Stevens.