"La grande accoglienza riservata ai rifugiati siriani in Europa spinge in molti, soprattutto tra i cristiani, ad abbandonare la Siria. Ma il nostro compito è quello di aiutare le comunità cristiane a rimanere". Lo afferma padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) per il Medio Oriente. Il sacerdote si trova in questi giorni in Siria racconta come "proprio ieri un'anziana donna cristiana mi ha detto: "vi prego, aiutate noi cristiani siriani, così che possiamo rimanere nel nostro paesè"."Dall'inizio di quest'anno ho visitato più volte il paese - aggiunge padre Halemba - e ho notato come i successi di Is terrorizzino sempre più la popolazione e in particolar modo i cristiani. Inoltre il futuro della città di Aleppo, dove vivono molti nostri fratelli nella fede, è quanto mai incerto". La situazione è particolarmente grave a Marmarita, città della cosiddetta Valle dei Cristiani vicino al confine con il Libano, dove Acs sostiene molti progetti in favore dei numerosissimi sfollati interni trasferitisi qui in questi quattro anni di conflitto. "La città è tanto affollata che sembra esplodere", racconta padre Halemba. Una squadra di volontari, coordinata da Acs, cerca di alleviare le difficoltà dei profughi a Marmarita e racconta di storie strazianti: una famiglia di Damasco ha lasciato la capitale dopo aver perso il loro primogenito in un'esplosione. Il secondo figlio è malato di cancro ed ha urgente bisogno di cure. Una mamma con due bambini è invece arrivata qui dopo la morte del marito, e nonostante le gravi difficoltà trova il coraggio e la forza di aiutare gli altri profughi. Nel febbraio 2015, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha approvato 22 nuovi progetti (totale di oltre 2milioni di euro) in Siria, con particolare attenzione alle città maggiormente colpite dalla guerra, come Homs, Aleppo e Damasco. Gli aiuti sono di carattere umanitario - ad Homs Acs sta raccogliendo fondi per distribuire regolarmente pacchi viveri alle famiglie cristiane che non hanno voluto abbandonare la città - ma anche pastorale, come la ricostruzione della Chiesa di Sant'Elia a Qusair, distrutta dai jihadisti nel 2013. "La ricostruzione di una chiesa - ha dichiarato monsignor Jean-AbdoArbach, arcivescovo melchita di Homs, Hama e Yabrud - èfondamentale per dare nuova speranza ai cristiani. La ripresa della vita della Chiesa è infatti il modo migliore per rassicurare i fedeli e incoraggiarli a rimanere in Siria".