Anniversario. Sette anni fa rapito Dall'Oglio. «Nella sua tragedia quella dei siriani»
Padre Paolo Dall'Oglio, gesuita. Di lui si sono perse le tracce il 29 luglio 2013 vicino a Raqqa in Siria
Verità e giustizia per padre Paolo Dall’Oglio e per tutte le persone scomparse in Siria: è certamente questa la richiesta più forte emersa oggi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta alla sede della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) in occasione del settimo anniversario del rapimento in Siria di padre Paolo Dall’Oglio. Un evento fortemente voluto dal giornalista Riccardo Cristiano, presidente dell’associazione Giornalisti Amici di Padre Paolo, che ha visto la partecipazione dei familiari del gesuita e ha riunito a Roma rappresentanti di associazioni religiose e organi di stampa laici e cattolici. Significativo il contributo video del presidente del Consiglio europeo David Sassoli che, per descrivere padre Paolo ha parlato di “preghiera, forte lettura della contemporaneità e grande fiducia negli uomini”. Sassoli ha sollecitato a non disperdere il grande patrimonio del gesuita, che ha definito “figura contemporanea, con valori a fondamento del progetto europeo come la riconciliazione, la convivenza tra diversità, la solidarietà, la cura e l’armonia tra religioni e comunità”.
Toccanti le parole della sorella Francesca, che con grande dignità e compostezza ha raccontato padre Paolo come fratello, ma anche come religioso. “Una ventina di giorni fa ho pensato che il 29 luglio sarebbe stato l’anniversario del sequestro e mi sono chiesta cosa potessimo fare per segnare questa data e fare sì che avesse un senso che partisse dalla vicenda di Paolo e andasse oltre, per far luce sulla tragedia dimenticata della Siria”. Francesca, docente di religione, ha raccontato di rileggere spesso i libri e gli articoli scritti dal fratello: “Mi trovo di fronte a un fratello, che però è anche un profeta. In questi sette anni spaventosi la fede mi ha aiutato molto ad andare avanti, ad essere pronta a qualsiasi verità. Poi la Siria mi è entrata nel cuore. Quando parliamo di Paolo – ha aggiunto - parliamo del bisogno di verità per tutti gli scomparsi nel Paese mediorientale. Quando penso a Paolo sento sulla mia pelle le tragedie di tutti gli scomparsi, delle vittime, dei profughi, degli sfollati. Mi affido alla Provvidenza e alla dimensione contemplativa che Paolo aveva”. Nonostante le preoccupazioni e il silenzio, Francesca Dall’Oglio parla di speranza. “Dai riscontri che abbiamo avuto, nel 2018 Paolo era vivo e si trovava a Baghuz. Ho cercato di ricostruire in questi sette anni il puzzle con tutte le notizie e i frammenti di verità e penso, sento, spero che Paolo sia ancora vivo”.
Nell’occasione è stato anche presentato il nuovo libro del giornalista Riccardo Cristiano “Dall’Oglio: il sequestro che non deve finire”, pubblicato da Castelvecchi. Un volume che, nel ricostruire la vicenda del gesuita, pone interrogativi forti alle autorità italiane, sollecitando indagini e rogatorie nei confronti delle ultime persone che a Raqqa sono state viste con il religioso. Nel suo contributo video anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, ha sottolineato il bisogno di giustizia: “La guerra in Siria potrà dirsi finita solo quando sapremo veramente cosa è accaduto a tutte le persone che sono scomparse”.