Brasile. «Padre Amaro Libero». L'Amazzonia si mobilita per l'erede di suor Dorothy
Padre Amaro chiede giustizia per suor Dorothy, massacrata nel 2005, Archivio Cpt Para
«Vogliamo padre Amaro libero». Il grido, lanciato dalla Chiesa amazzonica e dalle comunità del Pará, diventa una campagna digitale – con l’hashtag #PadreAmaroLivre ¬– e una campagna di firme online (https://www.cptnacional.org.br/), per rompere la cappa di silenzio in cui è avvolto il caso Amaro Lopes, parroco di Santa Lucia di Anapu. Il sacerdote della prelatura dello Xingú è chiuso nel carcere di Altamira dal 27 marzo. Con una sfilza di accuse, formulate da alcuni fra i più noti latifondisti locali, che vanno dall’intimidazione all’estorsione alle molestie sessuali. Anche se la denuncia principale è quella di essere lo “stratega” delle “occupazioni” di terra. Padre Amaro, in realtà, aiuta i contadini locali a riappropriarsi dei terreni pubblici abusivamente occupati dai “fazendeiros” (latifondisti). Proseguendo così il lavoro profetico di suor Dorothy Stang, massacrata il 12 febbraio 2005 per il suo impegno in difesa dell’Amazzonia. Il sacerdote ne ha raccolto l’eredità nell’équipe diocesana dello Xingu e nella Commissione pastorale della terra (Cpt), organismo legato alla Conferenza episcopale brasiliana. Tale azione gli ha procurato, negli ultimi tredici anni, una sfilza di minacce di morte. Per tale ragione, la Chiesa d’Amazzonia non ha dubbi: l’arresto di padre Amaro è frutto di una montatura, costruita ad arte per togliere di mezzo un prete scomodo. “Hanno cambiato strategia. All’assassinio fisico hanno sostituito quello morale. Vogliono distruggere la sua immagine e criminalizzarlo in modo che sia costretto a lasciare Anapu”, hanno affermato i consulenti giuridici della Cpt, della Società paraense per i diritti umani e della prelatura dello Xingu, che hanno assunto la difesa del parroco.
Solidarietà globale
I vescovi della regione amazzonica hanno scritto una lettera aperta in cui denunciano la campagna di diffamazione nei suoi confronti. Mentre la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam) ha organizzato una giornata di preghiera per il rilascio del sacerdote, a trenta giorni dall’arresto. Ora la Cpt ha lanciato la campagna sui Social per sensibilizzare l’opinione pubblica. E spingere il Tribunale di giustizia del Pará a concedere a padre Amaro la libertà condizionale in attesa del processo. Un’istanza più volte presentata dalla difesa e sistematicamente rifiutata. “Abbiamo scritto anche al Consiglio dei diritti umani dell’Onu e alla Corte interamericana – spiega padre Dario Bossi, missionario comboniano italiano che opera al confine tra gli stati del Maranhão e Pará e uno dei principali animatori della Repam -. Non ci rassegneremo fino a quando padre Amaro non sarà libero. Anche se sappiamo che la lotta sarà lunga e difficile”. Nel 2017, 70 persone sono state assassinate in Brasile ¬– secondo i nuovi dati della Cpt – nei conflitti per la terra, un nodo mai risolto data l’assenza storica di una riforma agraria. La maggior parte – 21 omicidi – nel Pará.