Israele. Il racconto della 85enne rilasciata da Hamas: «Ho attraversato l'inferno»
Yocheved Lifshitz, 85 anni
«Ho attraversato un inferno al quale non pensavo che sarei sopravvissuta. Non pensavo che saremmo arrivati fin qui». Yocheved Lifshitz, 85 anni – una delle due donne in ostaggio rilasciate da Hamas – ha raccontato le due settimane di prigionia nelle mani dei terroristi. Ha incontrato i giornalisti fuori dall’ospedale Ichilov di Tel Aviv, dove ora è in cura. «Sono riusciti a distruggere il recinto che ci era costato due miliardi e mezzo di dollari – ha detto –. Hanno attaccato le nostre case, ucciso e rapito vecchi e giovani, senza distinzione. Le immagini di quello che è successo si ripetono nella mia mente, da quando mi hanno legato su una motocicletta e mi hanno subito rubato l’orologio e i gioielli».
«Mentre attraversavamo i campi – ha continuato –, un altro motociclista mi ha percosso con un’asse di legno. Inizialmente mi hanno portato nella città di Abasan al-Kabira, non lontana dal nostro kibbutz, dopo non ho idea di dove sia stata portata. Abbiamo camminato sottoterra per chilometri, per due o tre ore, in una ragnatela di tunnel, fino a raggiungere una grande sala, dove eravamo un gruppo di 25 persone e ci hanno separato in base al kibbutz di provenienza. Eravamo in 5 del Kibbutz Nir Oz e ciascuno di noi aveva una guardia. Poi un medico è arrivato e ci ha visitato a giorni alterni. Ci hanno portato i farmaci di cui avevamo bisogno, si sono preoccupati delle condizioni igieniche e che non scoppiasse un’insurrezione».
Poi un’amara considerazione: «È successo tutto due settimane fa, ma hanno organizzato tutto questo per anni. L’esercito e l’intelligence non li hanno presi sul serio. Siamo stati lasciati a noi stessi». Suo marito, Oded Lifshitz, è ancora tra gli ostaggi che, stando alle fonti ufficiali, ad oggi sono ancora 220.