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La presidente di Italians for Darfur. «È arrivata qui col vestito che le ho donato»

Paolo M. Alfieri venerdì 25 luglio 2014
«È la fine di un incubo per Meriam e la sua famiglia». Così Antonella Napoli, presidente dell’ong Italians for Darfur, ha commentato l’arrivo a Roma della donna cristiana condannata a morte per apostasia e adulterio in Sudan e poi liberata. Italians for Darfur ha svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione internazionale a favore di Meriam, lanciando subito una raccolta di firme e aggiornando costantemente sulla vicenda. Nelle scorse settimane Antonella Napoli si era anche recata a Khartum, dove aveva incontrato Meriam e la sua famiglia all’interno dell’ambasciata statunitense. «All’arrivo in Italia, Meriam indossava il vestito che le avevo portato in dono – racconta la presidente di Italians for Darfur –. È stato il suo ringraziamento particolare per tutta l’attenzione e l’affetto che le abbiamo dedicato». Napoli ha poi aggiunto che la notizia del rientro di Meriam è stato «il compimento di un’azione internazionale in cui l’Italia ha avuto un ruolo di primo piano. Mercoledì  pomeriggio, quando ho avuto la conferma che Meriam sarebbe arrivata in Italia, è stato uno dei momenti più belli della mia vita e questo è stato merito anche dell’ambasciatrice sudanese in Italia. Il governo italiano – sottolinea Napoli – ha raccolto l’appello di Italians for Darfur e ha fatto in modo che questa vicenda si concludesse nell’unico modo possibile».  Secondo l’attivista, «l’operazione del governo è stata fatta con grande discrezione per evitare problemi di sicurezza anche a fronte delle minacce di morte ricevute da Meriam» in Sudan.