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LA FEDE NEGATA. Orissa: è morto il catechista sequestrato

venerdì 19 dicembre 2008
Aveva subito una brutale aggressione martedì scorso. Era stato circondato da un gruppo di fa­natici indù. Insultato. Picchiato. La sua unica colpa: portare una Bibbia nello zaino. Dopo l’aggres­sione, di lui non c’era più traccia. Ieri l’agghiacciante conferma: Yuvraj Digal, 40 anni, originario del villaggio di Kanjamedi, nel distretto di Kandhamal (Orissa), un catechista stimato e leader all’interno della comunità cristiana locale, è stato ucciso. Il ritrovamento del suo cadavere ha cancellato ogni residua speranza. Un nuo­vo, terribile episodio, che ripropone il dramma dei cri­stiani in Orissa. Proprio ieri la Conferenza dei vescovi indiani ha chiesto di estendere la definizione di «terro­rismo » e «attività terroristiche», inserendo anche gli at­tacchi che vengono compiuti «contro le minoranze et­niche e religiose». In un promemoria – spiega l’agenzia AsiaNews – firmato da monsignor Stanislaus Fernan­des, segretario generale della Conferenza episcopale dell’India (Cbci), si invita il governo a prendere spunto «dalle violenze che hanno sconvolto l’Orissa». Esse so­no caratterizzate da «una campagna di odio e persecu­zione verso le minoranze religiose» da parte di «elementi anti-sociali» che mirano a sovvertire l’ordine costituito, tali da rendere necessaria «una definizione di terrori­smo » che comprenda anche «atti di questo genere». L’altro ieri la Camera bassa del Parlamento indiano (Lok Sabha) ha approvato due progetti di legge riguardanti la «prevenzione di atti criminali» e la creazione di una «agenzia investigativa a livello nazionale». Il Ministro degli interni ha annunciato che, per la prima volta, la nozione di «terrorismo è stata ridefinita attraverso un consenso generale»: quanti promuovono attività terro­ristiche o centri di addestramento verranno giudicati in base alle misure adottate nella nuova legislazione.