Ucraina. Perché le nuove armi Usa allungheranno la durata del conflitto
Un lanciarazzi M270
Si aprirà presto un’altra pagina nera della guerra in Ucraina? L’Amministrazione Biden sta per infrangere un altro tabù. Dopo l’invio di missili antinave a Kiev, stavolta Washington si prepara a fornire anche lanciarazzi campali a lunga gittata. Parliamo di armi ambigue che, a seconda delle munizioni girate agli ucraini, potrebbero violare alcuni trattati. L’indignazione è ancora forte per l’impiego indiscriminato di bombe a grappolo da parte russa.
Armi dalla dubbia efficacia militare, utili soprattutto a colpire i civili. Ma, adesso, di fronte al potere di fuoco strabordante dei cannoni dell’Armata rossa, gli americani rompono gli indugi e si apprestano a dare a Kiev le stesse armi da molti considerate “semi-illegali” che innervano le linee nemiche. Certo, né gli Stati Uniti, né l’Ucraina hanno firmato il trattato che vieta le bombe a grappolo. Sentono di avere le mani libere, perché il tempo stringe. Vogliono pareggiare i conti con l’artiglieria russa. Ma se arrivassero, come sembra, anche i missili balistici Atacms da 300 chilometri di gittata, sparabili dagli stessi lanciarazzi, salterebbe pure l’accordo multilaterale sul trasferimento di tecnologia missilistica.
Davvero in guerra può diventare tutto lecito? L’accordo, pur non vincolante, ha permesso finora di evitare la proliferazione di certe tipologie di armi. Ne è membro perfino la Russia. Si rischia però ora di sabotare l’intesa definitivamente, aprendo scenari destabilizzanti per gli anni a venire. Russi e americani sono i principali mercanti di armi: detengono il 45% del mercato globale. Se vendessero indiscriminatamente sistemi oggi contingentati sarebbero guai.
Certo, sul piano tattico, i lanciarazzi americani M-270 ed M142 che arriveranno in Ucraina offriranno vantaggi indiscutibili a Kiev, soprattutto nei duelli durissimi nel Donbass. Permetteranno tiri a 30-70 chilometri di distanza. Sarebbero efficacissimi per annientare le batterie russe. I missili Atacms potrebbero colpire anche i centri di comando nemici, disarticolandone il dispositivo, invero non troppo brillante. Finora Washington aveva temporeggiato, resistendo alle pressioni ucraine, e interrogandosi sul rischio che Mosca possa mettere le mani sulle sue tecnologie, superiori a quelle nemiche.
Ma di fronte ai successi dell’Armata rossa nel Donbass ha rotto gli indugi. Se nel pacchetto di aiuti figureranno i missili da 300 chilometri, gli ucraini potrebbero minacciare perfino gli hub di concentramento di mezzi e truppe russe al di là del confine. Che prezzo si pagherà per questa ulteriore escalation? Le nuove armi americane non rovesceranno le sorti della battaglia del Donbass. Allungheranno solo la durata del conflitto e faranno pagare un pesante tributo ai civili dell’una e dell’altra parte. Una tragedia, nella tragedia, annunciata.