Il documento verrà ufficializzato a settembre, anche se c’è chi ha già tentato di censurarlo. Perché chi mai vorrebbe vedere il proprio nome associato ad uno dei momenti più bui della recente storia africana. Dieci sono gli anni presi in esame da un rapporto Onu sui crimini commessi nella Repubblica democratica del Congo. Tra il 1993 e il 2003 «gli attacchi generalizzati contro gli hutu rifugiatisi in Congo rivelano alcuni elementi sconfortanti che portati in tribunale sarebbero qualificati come crimini contro l’umanità e genocidio». Stupri, saccheggi, omicidi. C’è tutto l’orrore e l’angoscia del mondo in quelle 545 pagine che indicano negli eserciti regolari e in molti gruppi ribelli i responsabili di un’immane tragedia collettiva. Eppure, secondo l’Alta commissione per i diritti umani dell’Onu, c’è chi è colpevole più degli altri. E cioè il Ruanda di Paul Kagame, che negli ultimi giorni avrebbe dispiegato uomini ed influenze per censurare il rapporto.Stando allo studio, decine di migliaia di hutu, tra cui donne e bambini, furono uccisi dall’esercito ruandese a predominanza tutsi. Anche se il dito viene puntato pure contro i ribelli congolesi dell’allora leader Laurent Désiré Kabila e contro tutti gli eserciti coinvolti in quella che è passata alla storia come la Guerra mondiale africana. A essere presi di mira furono gli hutu ruandesi fuggiti in Congo dopo il genocidio del ’94, che aveva visto gli estremisti hutu uccidere 800mila persone tra tutsi e hutu moderati. Molti dei responsabili di quell’ecatombe lasciarono il Ruanda nel giugno del ’94 quando i tutsi conquistarono il potere a Kigali, portandosi dietro decine di migliaia di civili. Questi ultimi, insieme agli hutu congolesi, furono oggetto di violenze indicibili. In alcune zone, sostiene il rapporto, venivano appositamente istituiti dei check-point: qui chi veniva identificato come hutu veniva ucciso all’istante. Morirono a decine di migliaia, con una premeditazione e una metodologia precisa. «L’uso estensivo di armi affilate e i massacri sistematici dopo la presa dei campi mostrano che le numerose morti non possono essere attribuite ai rischi della guerra o viste come danni collaterali», sottolinea lo studio. Il governo ruandese ha rabbiosamente respinto il documento, avendo peraltro sempre sostenuto che le sue truppe entrarono nell’allora Zaire solo per inseguire le milizie hutu responsabili del genocidio ruandese. Kigali avrebbe anche fatto pressione sull’Onu affinché smorzi il tono del documento prima della pubblicazione. Stando a
Le Monde, Kagame avrebbe anche minacciato di ritirare le sue truppe dalla missione di peace-keeping dell’Onu e dell’Unione Africana nel Darfur. Ma la Storia, a volte, torna a chiedere i suoi conti. E le minacce, questa volta, potrebbero non bastare più.