Sanzioni ed embargo alla vendita delle armi. Nazioni Unite e Unione Europea si stanno ancora consultando, ma il primo passo per fermare la violenza contro i civili sembra già stabilito. Al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è andato ieri in discussione un documento di Francia e Gran Bretagna che propone appunto l’embargo alla vendita di armi al governo di Tripoli e severe sanzioni finanziarie. Probabile pure il riferimento a una inchiesta internazionale, da affidare con incarico formale al Tribunale penale internazionale, per «crimini contro l’umanità». Una accusa contenuta pure nella bozza di risoluzione sotto esame.La discussione fra i quindici membri del Consiglio di sicurezza, che dovrebbe arrivare a un voto entro la prossima settimana, valuterà pure l’opzione di istituire una no-fly zone a protezione delle città in mano ai ribelli e degli impianti petroliferi. Tutte le opzioni restano ancora sul tavolo, avevano precisato giovedì dalla Casa Bianca e nei corridoi del Palazzo di Vetro sono pure iniziate a circolare ipotesi, al momento al quanto fantasiose, di interventi militari sotto l’egida dell’Onu. Dopo le consultazioni fra Obama, Sarkozy e Cameron, la comunità internazionale sembra avanzare decisa verso una condanna della feroce repressione del colonnello Gheddafi anche se restano da definire modalità ed efficacia delle contromisure. Gli Stati Uniti, fa sapere la Casa Bianca, stanno preparando delle sanzioni unilaterali e non escludono alcuna opzione, compreso il ricorso alla forza.Il primo atto concreto, molto significativo simbolicamente, sarà l’espulsione della Libia dal Consiglio dei diritti umani a Ginevra, mentre una missione sarà inviata in Libia per verificare gli abusi. La richiesta sospensione, approvata ieri in un vertice a Ginevra, sarà formalizzata con l’espulsione martedì al Palazzo di Vetro. «Sanzioni in pochi giorni», ha promesso pure l’alto commissario dell’Unione Europea Catherine Asthon in una azione che sembra correre parallela a quella dell’Onu. L’accordo politico su un pacchetto di sanzioni della Ue è ormai raggiunto fra i Ventisette che già lunedì o martedì lo formalizzeranno. Nel «pacchetto di sanzioni» è previsto l’embargo all’export di armi e di materiali ad uso bellico, il congelamento dei beni ed il divieto di ingresso nell’Ue per la famiglia Gheddafi. Una certa cautela è stata tuttavia espressa da Cipro, Malta e Italia, mentre la Francia ha spinto decisamente per muoversi rapidamente contro il leader libico: «Gheddafi se ne deve andare. La violenza non è accettabile. Questi Paesi devono diventare liberi», ha dichiarato il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ieri in visita in Turchia.Intanto Bruxelles ha già stanziato 3 milioni di euro per i soccorsi. L’ipotesi di un intervento di «ingerenza umanitaria» è stato ieri suggerito dagli europarlamentari italiani Mario Mauro e Gianni Pittella.Nella serata di ieri, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in un incontro con la stampa fuori dall’aula del Consiglio di Sicurezza, ha detto che «è importante che i Paesi vicini (alla Libia), compresi quelli europei, lascino i confini aperti alle persone che stanno fuggendo» dal Paese. Ban ha sottolineato che ci sono «serie indicazioni di una crisi sempre più grandi per rifugiati e profughi» che stanno scappando dal Paese per evitare di essere uccisi. «Secondo le nostre stime, in circa 22mila hanno lasciato la Libia entrando in Tunisia, mentre in 15mila sono scappati Egitto», ha concluso Ban.