Il numero delle persone uccise in
Ucraina orientale dallo scoppio degli scontri nell'aprile 2014
ha superato la soglia dei 6.000: lo afferma l'Ufficio dell'Alto
commissario Onu per i diritti umani delle Nazioni Unite.
I combattimenti delle recenti
settimane, in particolare vicino a Donetsk e nella zona di
Debaltsevo, hanno provocato centinaia di morti, sia civili che
militari, e una situazione insostenibile per le persone rimaste
intrappolate o tenute in ostaggio nelle zone controllate da
gruppi armati, afferma il nono rapporto della missione Onu per i
diritti umani in Ucraina diffusi oggi a Ginevra. Il documento cita inoltre "rapporti credibili" che "indicano
l'esistenza di un continuo flusso di armi pesanti e sofisticate
verso i gruppi armati nelle regioni di Donetsk e Luhansk, così
come di combattenti stranieri, anche dalla Federazione russa.
Questo, si legge, ha alimentato l'escalation del conflitto".
A dispetto dei successivi cessate il fuoco, "più di seimila
vite sono state ormai perse in meno di un anno a causa dei
combattimenti", ha sottolineato l'Alto Commissario delle Nazioni
Unite per i diritti umani Zeid Ràad Al Hussein. Il rapporto dipinge inoltre un quadro di "spietata
devastazione di vite civili e infrastrutture. Donne, bambini,
anziani e gruppi vulnerabili hanno particolarmente sofferto",
aggiunge. Per l'Alto commissario Zeid "è 'indispensabile che
tutte le parti rispettino le disposizioni degli accordi di
Minsk".