Con i massicci sbarchi di migranti nel weekend
c'è stato il sorpasso: ad oggi - sono sbarcati 47.740
migranti, il 4% il più rispetto allo stesso periodo del 2015. Il
picco c'è stato proprio nel fine settimana, quando si sono
contati ben 7.200 arrivi. A maggio sono giunte via mare
complessivamente 19.819 persone.
Anche l'accoglienza registra numeri record. Nelle varie
strutture sono ospitati 119.294 persone (16mila in più rispetto
allo scorso anno). La maggioranza (86mila) sono presenti nelle
strutture temporanee. Lombardia (16.482), Sicilia (13.869) e
Veneto (10.427) le regioni con le più alte presenze. Eritrei e
nigeriani (11%) sono le nazionalità più rappresentate.
I numeri dell'Onu confermano che quella appena
conclusa è stata una delle peggiori settimane di sempre: tre
naufragi, 65
corpi recuperati, 700 dispersi almeno 40 dei quali
bimbi. Un portavoce dell'Oim, l'Organizzazione mondiale delle migrazioni, in un'intervista a Sky Tg24 ha parlato di 1000 dispersi nell'ultima settimana. Una strage nella strage, quella dei più piccoli, che
l'Unicef chiama con l'unico nome possibile: "genocidio".
Il fatto che non vi siano state partenze non tranquillizza
certo il Viminale, dove è chiaro a tutti che l'esodo non è
affatto finito e che le stime ipotizzate grazie alle
informazioni d'intelligence raccolte in Libia -
a fine anno
saranno oltre duecentomila i migranti sbarcati in Italia -
restano attualissime. Per questo le parole di Martin Kobler non
cambiano gli scenari. L'inviato dell'Onu in Libia ha sostenuto
che "non ci sarà una nuova ondata migratoria" poiché nel 2016 le
partenze dalla Libia verso l'Italia sono diminuite di un terzo.
I dati del Viminale, aggiornati a venerdì, dicono però una cosa
diversa: è vero che
il flusso dalla Libia ha subito un calo -
dal 1 gennaio sono arrivati 32.591 migranti contro i 37.819
sbarcati nello stesso periodo del 2015 - ma è anche vero che
nello stesso periodo
sono più che raddoppiate le partenze
dell'Egitto. 4.414 quest'anno contro i 1.854 dell'anno scorso.
Numeri ancora esigui, si fa notare, ma comunque da tenere
presenti poiché confermano che la rotta è ufficialmente
riaperta. In ogni caso, se si guardano i valori assoluti si vede
che non c'è stata alcuna riduzione: quest'anno sono arrivati
poco più di 41mila migranti, nel 2015 erano 41.485.
Ma c'è un altro problema che preoccupa l'Italia ed è
strettamente legato all'atteggiamento dell'Europa. Mentre si
discute il migration compact, infatti, da Bruxelles continuano a
spingere affinché l'Italia apra nuovi hotpost e,
soprattutto, i Cie. Strutture controllate dalla polizia dove
dovrebbero andare tutti quei migranti che non hanno diritto allo
status di rifugiato. Non sfugge a nessuno che l'obiettivo
dell'Europa è far sì che i migranti non lascino l'Italia per
altri paesi. Ma Roma ha altre idee, in particolare che sia
proprio l'Unione europea a farsi carico dei rimpatri di chi non
ha diritto di restare.
Per il momento, però, l'Italia non ha intenzione di alzare i
toni e dunque si lavorerà sull'unico fronte su cui non ci sono
frizioni, vale a dire gli hotspot. Ai quattro già aperti -
Lampedusa, Pozzallo, Trapani e Taranto - ne seguiranno altri. I
primi dovrebbero essere quelli di Mineo e Messina, anche se non
c'è ancora una decisione ufficiale, seguiti da uno in Sardegna e
uno in Calabria. C'è poi il problema dell'accoglienza. Ad oggi
infatti sono ospitati nelle strutture oltre 116mila migranti e
15mila minori. Il sistema ancora tiene ma è al limite: un altro
paio di settimane come quella appena passata e si va in
emergenza. Senza contare che per quanto riguarda i minori il
problema va risolto subito, perché mancano le strutture
adeguate