Cinque agenzie delle Nazioni Unite hanno oggi unito la loro voce per denunciare la selezione in base al sesso del nascituro in favore del figlio maschio in alcuni Paesi asiatici: perdura la discriminazione delle donne, ne viola i diritti e deve cessare, hanno affermato in una dichiarazione congiunta pubblicata a Ginevra. La selezione del sesso - che include gli aborti selettivi - è ancora presente in regioni di Paesi dell'Asia del Sud, orientale e centrale. Essa "riflette e alimenta una cultura di discriminazione e di violenza, e deve essere affrontata con urgenza da parte di tutti i segmenti del governo e della società ", hanno affermato il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) l'Ufficio dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, l'Unicef, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e Un Women. La proporzione "normale" tra nascite di maschi e femmine è di 102-106 maschi per 100 femmine, ma in alcune regioni dell'Asia del sud, orientale e centrale, sono stati osservati rapporti di 130 maschi per ogni 100 bambine, afferma l'Onu.La selezione può avvenire prima della gravidanza (pre-impianto), durante (aborto) o dopo la nascita di una bambina, attraverso la trascuratezza o l'infanticidio. La pratica ha causato uno squilibrio del rapporto tra i sessi in molti Paesi, particolarmente in Asia meridionale, Asia orientale e dell'Asia centrale, con conseguenze quali la mancanza di donne disponibili per il matrimonio.In alcuni Paesi la legge proibisce la determinazione del sesso o gli aborti selettivi, ma se la pressione del figlio maschio persiste tali restrizioni sono aggirate ricorrendo a strutture clandestine e pericolose. Gli Stati devono combattere la selezione a favore del figlio maschio senza però esporre le donne a gravi rischi e quindi senza negare loro l'accesso ai servizi necessari come l'aborto sicuro o altri servizi sanitari", afferma le agenzie dell'Onu. La dichiarazione propone misure concrete per affrontare il problema, come ad esempio degli incentivi per famiglie con solo figlie.