Onu. La rivalità Usa-Cina risuona al Palazzo di vetro, tra clima e pandemia
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, parla alle Nazioni Unite il 21 settembre 2021
La rivalità Usa-Cina e le tensioni fra Usa e Francia hanno dominato il primo giorno di dibattito generale della 76esima Assemblea generale dell’Onu, dove pure i principali leader mondiali si sono detti pronti ad affrontare insieme i nodi più urgenti di clima, pandemia, disuguaglianza e terrorismo. Allontanandosi dall’approccio «America first» del suo predecessore, Joe Biden, intervenuto di persona per il suo debutto al Palazzo di vetro, ha promesso che gli Stati Uniti «si metteranno alla testa di tutte le grandi sfide del nostro tempo, dal Covid al clima, dalla pace e alla sicurezza, dalla dignità ai diritti umani, ma non lo faremo da soli».
Dopo essersi presentato come «il primo presidente Usa in 20 anni senza guerre aperte», Biden ha assicurato che il ritiro americano dall’Afghanistan ha messo fine a «un periodo di guerra implacabile», ma ha pure affermato che «continueremo a difenderci dal terrorismo e ad usare la forza se necessario, ma come ultima risorsa, e in concertazione con i nostri alleati». Quindi ha annunciato l’avvio di «una nuova era di incessante diplomazia». Non tutti sembrano però d’accordo su chi includere in questo abbraccio diplomatico. Pur non menzionando la Cina per nome, il presidente Usa ha infatti elencato tutti i punti del contendere fra Washington e Pechino, inclusi gli attacchi informatici, la protezione della proprietà intellettuale e la libertà di navigazione. Il capo della Casa Bianca ha anche lanciato un monito a Pechino a non aggredire i Paesi vicini e a non violare i diritti umani come fa con gli uighuri, ma poi ha affermato che è necessario evitare di passare dalla «competizione al conflitto» e che gli Stati Uniti «non stanno cercando una nuova Guerra fredda, o un mondo diviso in blocchi rigidi».
Eppure gli ultimi sforzi del Commander in chief americano per contenere Pechino non sono stati nel segno della multilateralità. Solo ieri in tarda serata la Casa Bianca ha annunciato che Biden avrebbe chiamato Emmanuel Macron, la prima telefonata dopo che il presidente francese ha richiamato il suo ambasciatore negli Stati Uniti la scorsa settimana. Motivo del contendere, un nuovo patto di sicurezza Usa-Australia-Gran Bretagna nell’Indo-Pacifico, e l’annullamento dell’Australia di un contratto da quasi 100 miliardi di dollari per l’acquisto di sottomarini convenzionali francesi a favore di sottomarini a propulsione nucleare Usa. Marcon inoltre, in segno di stizza, ieri ha abbandonato l’idea di parlare al Palazzo di Vetro in persona o in video, delegando il suo ministro degli esteri.
Al contrario, Xi Jinping, un contribuente finanziario sempre più importante dell’Onu, ha ottenuto un cambiamento dell’ultimo minuto dell’agenda del dibattito ed è intervenuto ieri sera con un video pre-registrato nel quale ha risposto punto per punto alle accuse lanciategli dall’omologo americano. «Pechino non cercherà mai l’egemonia o farà il prepotente con altri Paesi», ha assicurato il presidente cinese, ritornando a un suo cavallo di battaglia. Poi ha denunciato il tentativo di «alcuni Paesi» di considerare la democrazia «un diritto speciale di pochi» e di lanciare «interventi militari in nome della cosiddetta trasformazione democratica che invece non portano che al male». Xi ha anche rinnovato la promessa di 2 miliardi di dosi di vaccini al mondo entro la fine dell’anno, definendo la Cina un paladino «dei Paesi in via di sviluppo, in particolare i più vulnerabili».
Sono tutti segni di divisione che sembrano giustificare la preoccupazione del segretario generale delle Nazioni Unite, che ha riservato un passaggio del suo intervento d’apertura proprio alle tensioni tra Cina e Usa: «Sarà impossibile affrontare drammatiche sfide economiche e di sviluppo mentre le più grandi economie del mondo saranno l’una contro l’altra», ha detto Antonio Guterres. Quindi ha esortato i Paesi membri dell’organizzazione a «svegliarsi»: «Sono qui per suonare l’allarme – ha concluso –: siamo sull’orlo dell’abisso e andiamo nella direzione sbagliata. Il mondo non è mai stato così diviso».
A proposito della pandemia, il segretario generale è tornato a condannare la disparità di accesso ai vaccini tra il mondo ricco e quello povero, denunciandola come una «oscenità». Biden invece aveva enfatizzato la necessità che i leader mondiali lavorino assieme nella lotta al Covid e aveva rinnovato l’invito per il vertice virtuale che terrà oggi, dove chiederà ai leader di rafforzare gli impegni sui vaccini. Sui vaccini si è espresso anche il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, non immunizzato, il quale ha detto di essere «contrario al passaporto vaccinale e ogni forma di obbligo».
Bolsonaro, notoriamente scettico sui cambiamenti climatici, ha anche negato i rapporti stilati dalle organizzazioni ambientaliste sull’Amazzonia, assicurando che «l’84% della foresta è intatto».
Biden da parte sua aveva annunciato l’intenzione di raddoppiare il contributo di 5,7 miliardi di dollari per la lotta al cambiamento climatico. Anche se per un tale passo ha bisogno dell’approvazione, non scontata, del Congresso.