La 'polveriera libica' è al centro dell'attenzione dei grandi del mondo e l'Italia è pronta assumere un ruolo guida nella cornice dell'iniziativa Onu: il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dedicato ieri notte una riunione fiume alla Libia, mentre l'Egitto è tornato a martellare i jihadisti dell'Isis che in territorio libico commettono atrocità e rilanciano minacce."Siamo pronti a contribuire al monitoraggio di un cessate il fuoco e al mantenimento della pace, pronti a lavorare all'addestramento delle forze armate in una cornice di integrazione delle milizie in un esercito regolare e per la riabilitazione delle infrastrutture", ha detto al Consiglio di Sicurezza il Rappresentante Permanente italiano
Sebastiano Cardi.La conferma arriva anche dal ministro degli interni
Angelino Alfano che a Washington ha sottolineato come "noi siamo parte di una comunità internazionale e siamo pronti a fare la nostra parte. Ma ogni ragionamento che individui un'azione specifica è prematuro, e in questo momento fuori luogo". Alfano ha anche parlato della minaccia di infiltrazioni con i barconi di immigrati. "Non c'è traccia reale di un nesso tra immigrazione e terrorismo. Ma non si può escludere nulla".A confermare le sue parole arriva da Londra la notizia che una donna di 25 anni di Birmingham è stata arrestata all'aeroporto londinese di Heathrow appena scesa da un volo in arrivo dalla Turchia ed è stata accusata di terrorismo. Alfano si trova a Washington per un vertice internazionale contro l'estremismo islamico, a cui partecipano oltre 60 Paesi. La crisi libica non è esplicitamente al centro dell'evento, madi certo ne fa parte. Si parla della sfida lanciata dall'Is e dal al Qaida, che, ha detto Obama, "è una sfida per il mondo intero, non solo per l'America". La forza militare non è però sufficiente, ha affermato il presidente americano. È necessario sconfiggere anche la propaganda, contrastare i terroristi che online "fanno il lavaggio del cervello" ai giovani musulmani. E il mondo islamico si deve mobilitare: "Schieratevi nella lotta contro gli estremisti", ha detto il presidente rivolgendosi aileader musulmani.Il Cairo però preme per una risposta muscolare. Dopo i raid aerei di lunedì e martedì, le forze egiziane hanno compiuto ieri anche un'incursione via terra, fino a Derna, e secondo alcune fonti "hanno ucciso 155 combattenti dell'Is e ne hanno catturati altri 55". E all'Onu il governo egiziano insiste affinché venga quantomeno revocato l'embargo sulle armi per il governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, cioè quello costretto ad operare da Tobruk poiché a Tripoli la fa da padrone un governo 'parallelo' formato dalle milizie islamiche.Una richiesta avanzata anche dallo stesso governo, tramite ilministro degli esteri Mohammad al Dairi. L'orientamento del Palazzo di Vetro sembra però diverso. Al momento la prospettiva più concreta sembra quella che prevede di concedere altro tempo al mediatore dell'Onu
Bernardino Leon, considerato che un intervento militare internazionale, o anche la fornitura di altre armi ad una sola delle parti in conflitto allontanerebbe la possibilità di una soluzione "politica". ELeon oggi ha auspicato che un'intesa possa essere raggiunta raggiunto "presto". Le divergenze tra le parti, ha detto, "non sono insormontabili". Ma "il tempo non è infinito, e rischia di scadere presto, pregiudicando i fragili risultati raggiunti" dalla mediazione Onu sostenuta dall'Italia, ha affermato il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. L'Egitto non rinuncia però ad esercitare pressioni. C'è il rischio che "barconi pieni di terroristi" arrivino sulle coste italiane, ha avvertito l'ambasciatore egiziano a Londra, Nasser Kamel, mentre il premier libico Abdallah al Thani ha a sua volta affermato che membri dell'Is e di Boko Haram hanno raggiunto o stanno raggiungendo i gruppi terroristici in Libia, che a loro volta si starebbero avvicinando al confine con la Tunisia. Una figura di spicco dell'Is in Libia, Abu Arhim al-Libim,afferma invece che l'Is vuole infiltrarsi sui barconi di immigrati nel Mediterraneo e attaccare le "compagnie marittime e le navi dei Crociati", almeno stando a dei presunti 'piani segreti'ì contenuti in un documento di cui il think tank anti terrorismo Quilliam di Londra è entrato in possesso. Difficile capire se si tratti di propaganda o strategia. Di certo, ha affermato Obama, è necessario "aiutare il mondo musulmano a sviluppare dei social media che contrastino la propaganda degli estremisti su Internet", dove "gruppi come alQaida e l'Is propagandano una visione della religione respintadalla stragrande maggioranza dei musulmani".