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La paura. Così la gente comune britannica ha frenato l'onda nera xenofoba

Angela Napoletano, Londra giovedì 8 agosto 2024

Una delle tante contro-manifestazioni per contestare e contrastare i gruppi xenofobi a Walthamstow

Doveva essere, mercoledì, la notte più difficile degli ultimi dieci anni con un centinaio di manifestazioni dell’ultradestra convocate contemporaneamente in tutto il Regno Unito. Si temeva che i balordi in passamontagna protagonisti da dieci giorni di violente dimostrazioni in decine di città, da nord a sud del Paese, avrebbero fatto esplodere la «guerra civile» evocata dal miliardario americano Elon Musk. Non è andata così. A fermare l’onda nera accelerata dai social network è stato il sussulto spontaneo della gente comune uscita allo scoperto a dire: «Basta». Migliaia di persone si sono riversate nelle strade e nelle piazze, da Liverpool a Birmingham passando per Newcastle, Bristol, Brighton e Londra, a fare da scudo alle moschee, ai tempi indù e agli ostelli per i migranti finiti nel mirino delle rivolte xenofobe. «Uniti contro l’odio», «stop al razzismo», «benvenuti rifugiati» sono gli slogan urlati a sovrastare i cori di quanti continuavano a gridare: «Qui non c’è posto per i migranti».
È una delle pagine più tristi della storia britannica quelle scritte negli ultimi giorni. Il moto è nato dalla tragedia che, lunedì 29 luglio, ha colpito la comunità di Southport, piccola località balneare del nord ovest dell’Inghilterra. Qui, lo ricordiamo, si è consumata la furia omicida di un ragazzo di origini ruandesi, Axel Rudakubana, 17 anni, autistico, che armato di coltello ha fatto irruzione in un centro estivo per minori uccidendo tre bambine - Alice, Bebe ed Elsie, di nove, sei e sette anni – e ferendo altri ragazzi. L’assalto è diventato il pretesto con cui l’ultradestra britannica è tornata ad avvelenare il dibattito pubblico nutrendolo di infondate congetture sulla fede islamica dell’attentatore. Fake news belle e buone, capaci di confondere anche i media tradizionali, vomitate in rete quasi con la stessa violenza verbale con cui la Radio Télévision Libre des Mille Collines fomentò nel 1994 il genocidio del Ruanda. Ci si chiede, oggi, se verrà mai fatta chiarezza su chi e perché ha usato siti dalla proprietà opaca, la BBC fa riferimento a Channel3Now, e profili Telegram in odore di propaganda russa per far credere che Rudakubana fosse un rifugiato sbarcato sulle coste del Kent l’anno scorso. O su chi c’è davvero dietro gli influencer dell’odio come Tommy Robinson, l’ex leader della English Defense League su cui pende un mandato di arresto, che ha istigato le rivolte dal lettino bordo piscina del resort a cinque stelle Ayia Napa, a Cipro, sorseggiando margarita ghiacciata. Dettaglio non secondario: l’uomo, che per alcuni non è altro che un «Nigel Farage senza giacca e cravatta», se l’è data a gambe quando ha saputo che la polizia cipriota avrebbe potuto collaborare con le autorità britanniche per fermarlo.
Il peggio è stato scongiurato. Il primo ministro Keir Starmer, che ieri ha presieduto un’altra riunione del comitato per la gestione delle emergenze, Cobra, ha tuttavia invitato le forze dell’ordine a «non abbassare la guardia». Alcune delle contro-proteste che hanno costretto l’ultradestra alla ritirata sono state infiltrate da estremisti di sinistra. Il consigliere laburista Ricky Jones, membro del consiglio comunale di Dartford, in Kent, è stato sospeso dal partito e poi arrestato per un discorso intriso di violenza tenuto a Walthamstow: «Tagliamogli la gola – ha tuonato – e sbarazziamoci di loro». L’odio, si sa, chiama odio.