Olanda. «Vuoi il porto d'armi? Dichiara razza e religione»
(Ansa)
Bufera sul governo olandese dopo la proposta del ministro della Giustizia di registrare razza e religione dei proprietari di armi. A riportarlo il giornale di centro-sinistra De Volkskrant. Secondo alcuni parlamentari e associazioni di proprietari di armi, la proposta del ministro della Giustizia, Ferdinand Grapperhaus, rischia di volare li diritto alla privacy e potrebbe essere equiparabile alla creazione di un "profilo etnico".
Le proposte rientrano nella risposta dell'Olanda alle nuove linee guida Ue per rendere più rigide le leggi sulle armi dopo una serie di attacchi terroristici che ha colpito l'Europa, compresi quelli del 13 novembre 2015 in cui sono state uccise 130 persone. La nuova legge dovrebbe arrivare in Parlamento nelle prossime settimane.
«Ci sono diversi fattori di rischio per la proprietà delle armi», afferma il ministro cristiano-democratico Grapperhaus in un memorandum pubblicato a fine giugno e citato da De Volkskrant. Per questo, spiega, la polizia «ha richiesto dati personali compresi razza o origine etnica, idee politiche e convinzioni religiose e filosofiche». Il suo partito fa parte della coalizione di quattro partiti del primo ministro olandese Mark Rutte. Questi dati «sono non necessari, anche in base alle linee guida europee», afferma la deputata Monica den Boer del partito progressista D66, anche questo parte della coalizione al governo. «Noi non discriminiamo né creiamo profili etnici», ha dichiarato al quotidiano. Persino alcuni all'interno del partito di Grapperhaus si oppongono al piano. «Non riesco a immaginare nessuna situazione che giustifichi l'inclusione di questi dati nei registri», ha detto il deputato Chris van Dam del partito Cda.
Contro il piano si scaglia anche la Royal Dutch Sports Rifling Association (Knsa): «Quasi nessuna sparatoria in Olanda viene commessa con armi legali», a parte la grande sparatoria avvenuta nel 2011, ha detto il direttore di Knsa, Sander Duisterhof, sottolineando che il piano «potrebbe avere un effetto discriminatorio». Il riferimento è a una delle peggiori sparatorie nel Paese dalla Seconda guerra mondiale: ad aprile del 2011 il 24enne Tristan van der Vlis uccise sei persone e ne ferì altre 16 aprendo il fuoco in un centro commerciale. Van der Vlis aveva il porto d'armi, ma emerse anche che aveva problemi psicologici. «Pensare che i terroristi diventeranno nervosi a causa di queste nuove regole proposte è un'illusione da parte dei politici», afferma Duisterhof.