BRUXELLES Sì o no all’accordo di associazione Ue-Ucraina? Gli elettori olandesi dovranno rispondere a questa domanda in un referendum che si tiene oggi ed è circondato da grande suspense per il suo possibile, pesante impatto per tutta l’Ue. In gioco formalmente è l’accordo firmato da Ue e Ucraina il 27 giugno 2014, inviso a Mosca e per difendere il quale a fine 2013 era scoppiata la rivolta di Maidan a Kiev. L’accordo è stato già ratificato dai Parlamenti nazionali di tutti e 28 gli Stati membri, Olanda inclusa, la parte politica è in vigore dal primo novembre 2014, la parte economica (con il libero scambio) invece, in forma provvisoria, dal primo gennaio 2016. In gioco non è una possibile adesione di Kiev all’Ue, quanto piuttosto la stabilizzazione del Paese che stenta a riformarsi, è in preda a oligarchie corrotte, ed è travagliato dalla guerra civile nell’est –, proprio ieri due soldati ucraini sono rimasti uccisi e dieci feriti nel corso di combattimenti nel Donbass. Il referendum è frutto di una legge in vigore dal primo luglio 2015, che consente agli olandesi di chiedere con almeno 300.000 firme un referendum su trattati e atti internazionali siglati dal loro Paese. Gli ultimi sondaggi danno il no in vantaggio, anche se perché il voto sia valido devono aver votato al meno il 30% degli elettori. A favore dell’accordo sono tutti i grandi partiti, ad eccezione dei Verdi e dei socialisti di D66, che temono un impatto su economia e mire “capitalistiche”. Il voto, in teoria, è puramente consultivo, ma per il governo sarebbe politicamente impossibile ignorarlo, e infatti ha già promesso di rispettarne l’esito se il quorum sarà raggiunto. Un no creerebbe l’ennesima crisi europea, ironicamente proprio mentre l’Olanda detiene il semestre di presidenza Ue. E sarebbe anche una vittoria del presidente russo Vladimir Putin. In realtà però se a Bruxelles si guarda con preoccupazione a questo referendum è per ragioni che vanno ben al di là dell’Ucraina. «Se gli olandesi votano no – ha dichiarato il presidente della Commissione Europea Jean- Claude Juncker – abbiamo un problema. Questo problema si chiama destabilizzazione ». Perché gli iniziatori del referendum puntano dritti all’Ue, l’accordo Ue-Ucraina è solo la prima occasione utile per applicare la nuova legge sui referendum. Un no oggi in Olanda, si teme a Bruxelles, potrebbe inoltre rafforzare la campagna per l’uscita dall’Ue al referendum britannico del 23 giugno. Non a caso invitato d’onore del No è ad Amsterdam il massimo esponente britannico anti-Ue, Nigel Farage, leader dell’Ukip. «In gioco – ha detto uno dei più celebri sostenitori del no, Geert Wilders, leader del Partito per la libertà, anti-Ue e anti-Islam, ormai primo nei sondaggi – è se vogliamo più o meno Europa». «Chi dice no al trattato di associazione, dice no all’Ue», ha esplicitato uno dei più noti iniziatori della raccolta per il referendum, il giovane storico conservatore Thierry Baudet. Euroscettico è anche il gruppo intorno al blog GeenStijl (“Senza stile”), che denuncia che troppe decisioni Ue sono prese senza consultare i cittadini. E il terzo promotore, il Burgercomité (“comitato di cittadini)” Ue, paventa un «Superstato europeo». Certo è che molti olandesi sono sensibili alle sirene anti-Ue, non ancora dimenticato è lo choc del 2005, quando il 61,6% degli olandesi disse no alla Costituzione Europea. Del resto sono bastate poche settimane ai promotori per raggiungere 470.000 firme, ben oltre il minimo delle 300.000. Il premier olandese Mark Rutte ha difeso le ragioni del sì, bollando di «favole» i timori di un’adesione di Kiev all’Ue. «Ho grande fiducia nella saggezza degli olandesi», ha dichiarato. I sondaggi, però, parlano un’altra lingua.
© RIPRODUZIONE RISERVATA IL «NO». Socialisti olandesi in piazza contro l’accordo tra Ue e Ucraina
(Epa)